Bologna, vecchia formazione e soliti difetti

Nella prima giornata di campionato è risulta la squadra con gli undici titolari più anziani di tutta la serie A con un’età media di 29,8 anni

di Massimo Vitali

C’era una volta il Bologna dei ventenni, con annesso presunto progetto giovani: "Quello che tutta Italia ci invidia", come ricordava spesso l’ex diesse Bigon. Poi di giovani a Casteldebole in estate ne hanno venduti tre in un colpo solo, Hickey, Svanberg e Theate, e nell’attesa che il ‘calciatorificio’ produca altri prospetti su cui potere fare future plusvalenze si fa con quel che passa il convento, ovvero con la gerontocrazia in salsa rossoblù: scettro del comando agli over 30 e undici titolare più ‘vecchio’ del campionato, com’è successo domenica all’Olimpico. Il problema è che nel frattempo è cominciato il campionato, con un Bologna vecchio all’anagrafe, vecchio negli interpreti e vecchio nei difetti che ha messo in mostra, nonché nelle soluzioni proposte da un Mihajlovic che, va ricordato, al netto del solito gioco monocorde espresso all’Olimpico aveva una coperta cortissima (e una panchina da brividi). Gli over 30 al potere in realtà hanno rappresentato una scelta consapevole, sia di Sartori che di Sinisa. Considerato il precampionato compresso nei tempi e le difficoltà di salute di un Mihajlovic che solo da un paio di settimane ha potuto seguire la squadra dal vivo nella sua quotidianità, Sartori ha sacrificato la gioventù sull’altare della concretezza. Tradotto: meglio puntare su calciatori già pronti.

Di formare talenti e rivenderli come piace a Saputo (e come fin qui al club non è riuscito, visti i tredicesimi posti e i bilanci sempre in rosso) ci sarà tempo e modo una volta passata la buriana. E’ lo stesso pragmatismo che ha ispirato i ragionamenti di Sinisa, con il pochissimo che fino a ieri, colpevolmente, gli ha dato il mercato. In queste ore sono sbarcati a Casteldebole il ventenne Joaquin Sosa e il ventiquattrenne Lucumì, puntelli preziosi per una difesa che era ridotta all’osso, ma fino a ieri gli unici volti nuovi erano quelli di Cambiaso, Lykogiannis, Ferguson e Angeli. Per questo Mihajlovic al pronti via ha puntato tutto sui veterani, i quattro saggi che plasticamente ha anche voluto portare con sé in conferenza stampa alla vigilia del viaggio in casa Lazio.

Ma non puoi sperare che a toglierti le castagne dal fuoco siano sempre Medel, De Silvestri, Soriano e Arnautovic.

Nel dubbio, il giorno dopo all’Olimpico il tecnico ha schierato un undici titolare che, con una media di 29,8 anni, è risultato il più stagionato della prima giornata di campionato, con soli quattro under 30 in campo: Lykogiannis (28 anni), Schouten (25), Dominguez (24) e Cambiaso (22). E i senatori? Benedetto Arnautovic, che andrebbe clonato, ma che ancora non ha né un vice né tantomeno una spalla all’altezza. Soriano e De Silvestri, al netto del grande impegno profuso, all’Olimpico hanno palesato i loro attuali limiti. Quanto a Medel, in una difesa così rabberciata ha fatto quel che ha potuto, ma i 35 anni si sentono anche per lui. E’ solo una partita, è bene non dimenticarlo, e la gara col Verona può già cambiare orizzonti e giudizi. Ma intanto la gara con la Lazio ha evidenziato l’antico difetto dell’inesperienza, che è un controsenso per una squadra imbottita di trentenni.

Non capiterà spesso di trovarsi undici contro dieci, dopo sei minuti, in casa Lazio: si doveva essere meno timidi e chiudere subito la partita. Missione falllita soprattutto per colpa di un trentenne: il Soumaoro impresentabile dell’Olimpico.

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