Bonfiglioli: "Lavoro per un calcio più rosa"

Inizia il decimo anno della sua presidenza al Corticella: "E’ ancora un mondo maschilista, ma il mio club è un punto di riferimento sociale"

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di Nicola Baldini

Si appresta a vivere la decima stagione da presidentessa del Corticella, Roberta Bonfiglioli. Appassionata di calcio sin da bambina, la massima dirigente biancazzurra ricopre questa importante carica dalla stagione 2012-2013 dopo essere stata eletta all’unanimità. Sotto la sua direzione (Roberta non è solo amministratore unico della società, ma anche del centro sportivo ‘Biavati’ in tutte le sue sfaccettature), il Corticella, che si radunerà oggi, è cresciuto tantissimo sotto tutti i punti di vista e, quest’anno, dopo la vittoria del girone B di Eccellenza e del susseguente triangolare tra vincenti, si appresta ad affrontare il prestigioso campionato di Serie D.

Presidentessa Bonfiglioli, che effetto le fa, da donna, essere a capo di una società importante come il Corticella?

"E’ una grande soddisfazione. In questi anni di miglioramenti ne abbiamo fatti molti e, con un pizzico di orgoglio femminile, credo sinceramente di aver contribuito per far sì che ciò avvenisse. Il mondo del calcio non è semplice per una donna perché ci si deve rapportare con tante persone che credono, appunto, che il calcio non sia roba per donne".

Insomma, vuole dire che in questo mondo di maschilismo se ne avverte ancora parecchio…

"Purtroppo sì. I commenti taglienti si sentono e a volte fanno male, ma io vado avanti con orgoglio e onestà. E’ chiaro che per stare in questo mondo una donna debba sgomitare molto di più rispetto a un uomo".

Venendo alla nuova stagione, quanta soddisfazione c’è nell’essere riusciti a fare immediato ritorno in Serie D dopo l’amara retrocessione?

"Moltissima. Sotto la guida di mister Alessandro Miramari e del suo staff, abbiamo vissuto una stagione davvero sopra le righe. Questa promozione ce la siamo sudata fino all’ultimo: l’ho davvero sentita mia".

Quali sono gli errori da non commettere per evitare l’epilogo di due stagioni fa?

"Di errori ne commettemmo molti. Il mio fu quello di non crederci sin da subito. Non so come spiegarlo, ma essere andati su tramite ripescaggio è stato un po’ come non sentire nostra la Serie D: l’ufficialità, poi, è arrivata tardi e ci abbiamo messo del tempo a calarci in una categoria molto vicina al professionismo e che, rispetto all’Eccellenza, è tutto un altro mondo".

Cosa si aspetta da questa stagione?

"Credo che la società abbia creato una rosa all’altezza della categoria: l’obiettivo è una salvezza tranquilla".

Ha un sogno nel cassetto per il suo Corticella?

"Sì. Di continuare a far crescere questa grande famiglia e di farlo assieme alle straordinarie persone, dirigenti e volontari ma non solo, di cui mi sono circondata in questi anni. Corticella deve continuare ad essere un punto di riferimento sociale per il territorio in grado di far praticare ai ragazzi del sano sport e di tenerli lontani dai problemi. A livello prettamente sportivo, ammetto che non mi dispiacerebbe riuscire, come il Mezzolara che per me è un modello, a restare per tantissimi anni in questa prestigiosa categoria".

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