Bologna, 12 maggio 2014 - Alle 16,59 si è spenta una stella nel firmamento della serie A. La luce del Bologna ha smesso di brillare, inghiottita dal buco nero della mala gestione che una squadra senza personalità e a corto di leader non poteva salvare. Il Catania, che non vinceva fuori casa da ventiquattro giornate, ha sbancato Bologna per darle il braccio nella discesa verso la serie B. Sai che soddisfazione. È evidente che qualche motivo per gioire i siciliani lo avessero.

Hanno trovato nell’arbitro il loro miglior alleato. Rocchi (voto 2): da fiorentino dovrebbe ricordare come martedì scorso il Sassuolo abbia aperto le danze contro i viola. Rigore per una respinta in area di Borja Valero con il braccio vicino al corpo. Ad Acquafresca che con un tiro ha colpito il braccio di Gyomber (più largo rispetto a quello dello spagnolo) il rigore non è stato dato. Così come, prima che Bergessio vidimasse il biglietto con cui il Bologna è andato all’inferno, c’era un fallo colossale di Rinaudo (già ammonito) su Morleo. La contestazione che il designatore Braschi ha subito in tribuna è la diretta conseguenza di una direzione di gara punitiva, dispettosa, quindi oscena.

Ma entrare nel dettaglio di questa partita che, tutto sommato il Bologna non meritava di perdere, significa distogliere l’attenzione dai problemi che hanno ridotto la squadra in queste condizioni.
Qui si racconta della quarta retrocessione dalla serie A del glorioso Bfc 1909, dopo quelle del 2005, del 1991 e del 1982. Per due volte, le prime, un Bologna prosciugato e spersonalizzato esattamente come questo, cadde rovinosamente anche in serie C. Ipotesi che andrà presa in seria considerazione anche nei prossimi mesi, se Guaraldi non si farà subito da parte. È finita com’era logico che finisse una stagione che il Bologna ha giocato senza un solo goleador, senza nessun centrocampista di personalità, con una difesa perforabile e con un portiere che è costato assai più di quanto abbia portato in dote.

 Non è consolatorio pensare che la giornata di ieri era iniziata bene, con il Dall’Ara pieno, con il sostegno di trentamila tifosi alla squadra, con mille bandiere al vento e tanti bambini speranzosi di assistere alla partita che avrebbe caricato la molla della speranza. Si erano scomodati anche i Ragazzi del ’64, Pavinato, Fogli, Perani, Cimpiel e Lorenzini perché questo è il cinquantesimo anniversario del loro scudetto e hanno pensato che messi di fronte alla pagina più bella della storia rossoblù i loro sciagurati «nipotini» avessero la percezione del prestigio che rappresentavano.

Tempo sprecato, non perché i rossoblù di oggi siano sciagurati. No. Sono semplicemente scarsi e messi tutti insieme, altrettanto semplicemente, non sono una squadra di serie A. Appunto. Semmai fosse sopravvissuto un dubbio, la partita di ieri lo ha fugato. Si può dire che il Bologna sia finito in serie B con un turno d’anticipo senza provare rimpianti, senza gridare all’ingiustizia, senza l’obbligo di trovare chi più di lui avrebbe meritato questa sorte. Nessuno. Il Bologna è stato il peggior club della serie A a livello dirigenziale e a livello professionale: sette giocatori scaricarono indecorosamente Pioli, salvo poi confermare con Ballardini la pochezza della loro personalità e (fatta salva qualche rara eccezione) oltre che la loro inadeguatezza tecnica e caratteriale. È semplicemente finita come era logico che finisse laddove, quando suona l’allarme, c’è chi alle orecchie si mette i tappi e chi le cuffie per ascoltare la musica.

Stefano Biondi