Vegano, devotissimo, adora il Lambrusco: ecco Joe Tacopina

L'avvocato americano si racconta, Bologna escluso: "Per rispetto al presidente e agli altri soggetti" FOTO A spasso sotto i portici - Joe va in Curia e al Roxy Bar

Joe Tacopina è arrivato a Bologna (FotoSchicchi)

Joe Tacopina è arrivato a Bologna (FotoSchicchi)

Bologna, 12 settembre 2014 - È vegano, quindi niente tortellini: "Però un bicchiere di Lambrusco sì. Lo adoro". È affascinato dai tetti di Bologna: "Dalla finestra della mia camera d’albergo all’ultimo piano si apre un panorama da rimanere a bocca aperta". È un po’ imbarazzante la faccenda, caro Tacopina, ma non c’è due senza tre: con la terza delle ‘t’ come la mettiamo? Finge: "La ‘T’ è quella dove non si entra in auto, giusto? No problem, non ce l’ho l’auto". No, non ci siamo capiti: la terza ‘t’ evoca altre strade. Sorride.

Poi, prima di spiegare, si fa serio: "Sono molto religioso, cattolico praticante. Mi alzo tutte le mattine di buonora e la prima cosa che faccio è sempre la stessa: vado a messa e dico una preghiera per i miei cari". È una grande famiglia quella che l’avvocato vuole portare a Bologna: "Ho cinque figli, tutti con la stessa moglie. E rispetto a sei anni fa, quando vidi la vostra città per la prima volta, non ho cambiato idea: voglio trasferire qui tutta la famiglia". 

Gli piacerebbe trovare una casa con giardino in collina. Tacopina accetta una chiacchierata in libertà, a patto che non si parli di pallone e meno che mai del Bologna che verrà. Perché no, avvocato? «Perché Guaraldi e tutti gli altri interlocutori meritano rispetto». Si parla di Bologna, del piacere che prova passeggiando sotto i portici e dello stupore misto a sconcerto che Tacopina ha provato: «La grande bellezza dell’Italia non finisce mai, è sconfinata. Le vostre non sono città come le altre, sono musei all’aperto, tesori da custodire».

Tacopina è un ottimista di natura, sorridente e misurato, consapevole che in questi giorni raccogliere consenso significa portare a casa un punto importante ai fini della trattativa per l’acquisizione del Bfc. Ma, come dicono a Roma («amo quella città, perché è da lì che veniva mio nonno»), quando ce vo, ce vo. E allora: «I graffiti sui muri sono orrendi, per me osceni. Sono uno stupro ai palazzi più belli. Non capisco: sono stato anche a Firenze, più di una volta. Bologna è altrettanto bella, ma a Firenze i loro palazzi li trattano meglio: non ci fanno sopra tanti scarabocchi».  

Giusto Joe, anche per noi i graffitari sono sfregiatori, se imbrattano muri appena puliti o palazzi appena ristrutturati. Ma l’unico rimedio pare che sia quello di continuare a pulire e vedere chi si stanca prima. Quella di Tacopina, ci tiene a spiegarlo, non è una polemica con gli amministratori: «Immagino che facciano del loro meglio, io ce l’ho istintivamente con chi imbratta una cosa bella, tra l’altro non sua». Mostra sensibilità diffusa, il nostro Zio d’America, la stessa che spesso si riscontra nei newyorchesi: «A Pescara non vado per non essere in nessun modo motivo di distrazione per la squadra». Poi, con l’aria di chi confessa un suo punto debole, mostra un biglietto: «Questo è per entrare al Dall’Ara». Tacopina che fa, paga il biglietto? «Ma questo è per sabato sera, per andare a sentire il concerto di Ligabue». Lo chiama Liga, come tutti quelli che sono in confidenza con la sua musica. Red Ronnie, che è un suo amico e gli è alleato nella vicenda di Chico Forti, ha altre preferenze e la discussione si fa molto rock.  

Torna l’unanimità quando Tacopina conferma l’amicizia con Cristiana Capotondi che, tempo fa, al Corriere dello Sport disse di avere tre passioni giallorosse: la Roma, Totti e Tacopina. La terza delle ‘passioni’ dell’attrice si limita a dire che Cristiana è brava e altrettanto bella. Non traspare orgoglio maschilista. Joe fa l’ultima battuta della serata: «È come avete scritto voi. Io sono l’amico americano. Anche per lei». Non è ancora mezzanotte e l’avvocato è visibilmente stanco: «Scusate, vado a dormire. Domattina, come sempre, sveglia presto».

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