Canestri e Padre Pio, la favola di Germain

Frank, scomparso nel 2017, arrivò a Bologna, sponda Gira, lanciando una monetina in aria, lo voleva anche l’Olimpia Milano

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di Alessandro Gallo

Alto è alto. Ma ha occhiali così spessi che sembrano i fondi di una bottiglia. E per dirla tutta ha più l’aria del professore universitario che del giocatore di pallacanestro. Ha un’aria talmente svagata, quando si presenta a Bologna, che i nuovi compagni del Gira non hanno dubbi: "Mettiti buono in quell’angolo. E gioca con le riserve".

Loro i titolari del Gira, scopriranno sulla loro pelle – sfiorando tra l’altro la conquista di uno scudetto che sarebbe stato leggendario se fosse arrivato – quanto potesse fare, con un pallone tra le mani, Frank Germain. E’ ambidestro, tira il pallone a due mani partendo dalle ginocchia: ma soprattutto fa sempre canestro.

Bella davvero la storia di Frank Germain, scomparso negli States nel novembre 2017, a 87 anni, con un legame fortissimo con le Due Torri, dimostrato dal fatto che, pur avendo smesso di giocare, qua ci tornava spesso e volentieri. Anche perché lui, Frank, si sposa nel 1954 con Bice, conosciuta propria a Bologna.

Bella storia perché la cronaca si interseca con le leggende metropolitane, i documenti ufficiali con i ricordi degli ex compagni di squadra, quasi tutti scomparsi. E il mix che ne esce è davvero esplosivo.

Prima di tutto, come arriva Frank Germain a Bologna? Lo fa come tanti americani di quegli anni, com’è accaduto del resto anche a un altro grande del Gira, Larry Jimmy Strong. Frank è un militare di stanza in Europa, in Austria per la precisione. E lungo lungo, è originario di New York e non riesce a resistere a un vizietto.

Ma il suo vizietto è davvero innocente, perché Frank è un appassionato di basket e, appena può, gioca. E lo fa pure bene.

Ha cominciato a giocare a New York, lo fa al Madison Square Garden, viene notato da alcuni scout che gli propongono di trasferirsi negli States e giocare per l’università di Ucla. Quello stesso ateneo che, anni più tardi, con il leggendario John Wooden in panchina, avrebbe cresciuto prima Lew Alcindor (più noto come Kareem Abdul Jabbar) e Bill Walton.

Il servizio militare – gli anni del dopoguerra sono quelli caratterizzati dagli aiuti americani e dal piano Marshall – lo portano a Vienna.

Frank, appena può, si toglie la divisa, si mette calzoncini e scarpe sportive e si rifugia in palestra, per giocare a basket. I suoi superiori, però, non vedono di buon occhio questa particolare ancorché innocente passione e, per punizione, lo spediscono a Verona. A Verona lo notano sia dirigenti del Gira sia dirigenti di Milano.

Pensate che abbia scelto Bologna rispetto a Milano perché appassionato di tortellini piuttosto che del risotto allo zafferano o della classica cotoletta milanese? Macché, Frank affida tutto al caso. Tira in aria la classica monetina: testa Bologna, croce Milano. Esce testa, forse bisognerebbe dire cuore, perché due anni più tardi, Frank, sotto le Due Torri trova pure l’amore della sua vita.

Può giocare pivot ma, quando viene marcato da giocatori della sua stazza, li brucia in velocità, giostrando come un piccolo.

Grazie a lui arriva il primo successo del Gira nel derby. E’ il 7 dicembre 1952: si gioca in Sala Borsa. Gli arancioneri, grazie a 22 punti di Frank, piegano la Virtus 58-45. Un’altra volta, a Trieste, la combina davvero grossa. A sei minuti dalla fine del primo tempo, i padroni di casa sono avanti 24-3. Frank si rimbocca le maniche, i compagni di squadra fanno altrettanto.

Quando le squadre imboccano il tunnel che portano agli spogliatoi sul tabellone, alla voce Trieste, c’è sempre il punteggio di 24 punti. E il Gira? Se Frank si è rimboccato le maniche un motivo c’è: il Gira è già a quota 27 e, naturalmente, vince la partita. E nel secondo anno quello in cui il Gira sfiora lo scudetto? Beh, prima tocca quota 42 (punti) contro la Goriziana, poi, contro Venezia, fa pure meglio: 53. Non tiene fede alla parola data, solo perché alla vigilia ne aveva promessi 50. Non c’è ancora il tiro da tre punti e, per il campionato italiano è un record.

C’è un altro aspetto che lo rende unico: prima di firmare il contratto per il Gira fa aggiungere, nell’accordo, una postilla. Scenderà in campo se e solo se avrà la possibilità di partecipare alla Santa Messa. Proprio così: Frank è molto religioso. Così religioso che lui (185 centimetri d’altezza) e Bice (un metro e mezzo, la differenza di statura tra i due è tangibile) scelgono una località precisa per il viaggio di nozze, Lourdes. Più che una luna di miele un vero e proprio pellegrinaggio, alla ricerca del culto della Madonna.

Psicologo e consulente per le coppie sposate, Frank si ritira nella Casa di Riposo del Sacro Cuore a Dunmore, negli Stati Uniti. Continua a tornare in Italia e a professare la sua fede: devotissimo di Padre Pio rientra un’ultima volta nel nostro paese per assistere alla cerimonia di santificazione del frate di Pietrelcina. Ci lascia nel novembre 2017. Ma il ricordo delle sue imprese in Sala Borsa e nel resto d’Italia, restano per sempre.

(6. continua)

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