Capire i social per batterli

Doriano Rabotti

Che cosa ci dice davvero il caso Egonu, ora che la nube tossica delle polemiche immediate si è posata e si può ragionare a mente più fredda? Dando per scontato che siamo tutti d’accordo sulla condanna a qualsiasi forma di razzismo, anche da leoni da tastiera, c’è un altro punto che resta sul tavolo, e che non riguarda soltanto la campionessa fragile della nazionale di volley.

E’ il peso dei social sulle coscienze dei nostri ragazzi. Non ha certo torto chi sostiene che quando arrivi a certi livelli, quando sei un professionista dello sport con quello che ne consegue in termini di diritti e di doveri, anche di privilegi volendo; quando sei abituato a restare mentalmente concentrato su un pallone che può valere un titolo mondiale, ci si aspetterebbe anche la capacità di reggere psicologicamente qualcosa che non è molto diverso da un coro contrario o da un fischio. Soprattutto se hai una storia di sport praticato che dura da anni, dovresti aver sviluppato i muscoli morali che servono per superare le avversità.

Tutto giusto e logico, per noi che non siamo più ragazzini. Ma il punto è proprio quello: oggi l’universo delle emozioni dei giovani (e il fatto che schiacci in azzurro da sempre fa dimenticare che Paola Egonu ha solo 23 anni....) cresce dentro quei social, se ne nutre quando ancora il carattere da adulto non c’è.

Per loro ha un peso diverso, forse il modo migliore per aiutarli e riuscire a partire da qui.

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