
Matteo Cocchi in azione nell’esordio di martedì sera contro il Feyenoord (Alive)
Bologna, 13 marzo 2025 – Da Molinella alla Scala del Calcio. Dai campetti di provincia alla Champions League. Martedì sera, contro il Feyenoord, al minuto 39 del secondo tempo, Matteo Cocchi, 18 anni compiuti lo scorso primo febbraio, ha fatto ciò che forse tutti noi, cresciuti a pane e pallone, abbiamo sognato almeno una volta nella vita. I riflettori di San Siro adesso e il suo nome tra le stelle.
"Voleva sempre venire al campo con me, – racconta papà Edgardo – appena possibile ha iniziato a giocare e dopo qualche anno è entrato nelle giovanili del Bologna. La chiamata lo ha reso felicissimo. La società ci ha aiutato e lo ha indirizzato in un ruolo più adatto alle sue caratteristiche".
Da piccolo infatti Cocchi giocava a centrocampo ma è a Bologna che ha trovato la sua dimensione in fascia: "Al Reno stava a centrocampo, ha sempre prediletto la fase offensiva, faceva tanti gol anche da piccolo. A Bologna l’hanno provato in tanti ruoli, si era sviluppato molto presto in altezza. L’hanno subito messo a giocare con i più grandi, in fascia, prima un po’ alto e poi terzino. Con gli Under 13 ha vinto il campionato nazionale a 9 capendo di poter stare in un contesto ancor più grande".
A quel punto è arrivata la chiamata dell’Inter che, approfittando della possibilità di scelta prima della firma del vincolo, non ha esitato a portare a casa un prospetto di valore assoluto: "L’Inter era venuta a vederlo varie volte, c’erano altre squadre interessate a lui ma sono stati quelli che l’hanno voluto di più. Abbiamo optato per andare in quella società e non ci siamo pentiti".
Lo sbarco a Milano è arrivato nel 2021, in piena era Covid: "Non ha mai fatto trasparire un suo malcontento nello stare lontano dalla famiglia, anche se era nel periodo del Covid. Ha subito trovato un bel gruppo in convitto e anche come squadra. L’abbiamo sempre sentito sereno. L’Inter lo ha fatto crescere e seguito sin da subito".
E il giovane bolognese classe 2007 ha saputo ripagare la fiducia a suon di prestazioni: "Era partito bene la scorsa estate, era stato aggregato con la prima squadra. Si è infortunato ma poi si è ripreso. E’ un ragazzo con una grande passione per il calcio, ci crede molto, fa sacrifici ed è molto concentrato nel perseguire i suoi obiettivi".
Il debutto in Champions League, nel ritorno degli ottavi, ha rappresentato l’ennesimo passo di una carriera che sembra essere quella di un predestinato, con la famiglia a sostenere la sua crescita. "Insieme a mia moglie Donatella, sua sorella Matilde e la fidanzata Alice eravamo allo stadio – racconta Edgardo –. Dopo i primi minuti di tensione, ha toccato i primi palloni, lo abbiamo visto sereno. Siamo felici per lui". Una crescita favorita anche dal contesto e dai campioni con i quali si cimenta ogni giorno: "Matteo mi racconta che Simone Inzaghi è un allenatore che tiene molto il gruppo sul pezzo, che in partita si fa sentire. Parliamo di una squadra che forse è una delle migliori d’Europa e del mondo e il gruppo è di un’altra categoria. I suoi idoli? Dimarco e Carlos Augusto ma anche Zanetti, ha sempre tifato Inter".
Una stagione con la Primavera dell’Inter da concludere al meglio, Youth League compresa, la Nazionale che dopo le chiamate in Under 19 potrebbe mantenerlo nel giro Azzurro e la prima squadra, un anno da incorniciare per Cocchi che non si vuole fermare: "La stagione sta andando secondo le aspettative, c’è stata la gioia del debutto in Champions. Matteo però prende le cose un passo alla volta".
Il 20 aprile è in programma l’incrocio di campionato con il Bologna, al Dall’Ara. "Matteo è stato benissimo gli anni a Casteldebole, ha già giocato contro la Primavera qualche settimana fa e c’è stata un po’ di emozione nel rivedere i compagni, i colori di una volta. Ma quando l’arbitro fischierà, se giocherà con i grandi, i pensieri passeranno".
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