Bologna Fc, Medel: "Amo il ruolo del cattivo, fuori sono diverso"

"Mihajlovic e io non abbiamo mai litigato perché sappiamo parlarci con franchezza". E poi: "Il mio contratto è in scadenza, mi piacerebbe restare"

Gary Medel

Gary Medel

Bologna, 27 novembre 2021 - Segni particolari: cattivo. Ma la carta d’identità mente. Fuori dall’arena, spogliato dell’armatura (rossoblù), una cosa di Gary Medel ti colpisce più di tutte: il suo sorriso. Genuino e contagioso, come solo i sudamericani. "Sono uno che parla poco", chiarisce subito, quasi a scusarsi. E’ la riservatezza di chi anche nella vita gioca in difesa: del suo mondo e della sua intimità. Di chi preferisce parlare con i fatti, come in campo, dove, il cileno, si fa capire, eccome. Ma non è ostilità o diffidenza: Gary ti tende la mano in modo sincero, si siede, sorride al fotografo. Si scioglie in fretta quel volto duro, scolpito da un’infanzia a Conchalì, pezzetto di quell’immenso puzzle che è Santiago del Cile. Un posto dove se non hai l’animo da pitbull o un po’ di fortuna dalla tua, rischi di venire sbranato in fretta. Come quella volta, in un derby tra il Conchalì e l’Inter Paula, quando il clima diventò un po’ troppo caldo per una partita tra ragazzini di appena dieci anni.

Medel, ma è vero come si narra che quel giorno le puntarono una pistola alla testa? "Macché una, tre! Successe tutto in un attimo: iniziammo a litigare e tre persone entrarono in campo armati e mi circondarono".

E dopo? "Dopo in qualche modo si calmarono gli animi (ride, ndr)".

La fama di duro ha iniziato presto a farsela. Come quella volta memorabile in cui in un derby di Santiago, fece un’entrata da rosso su Marcelo Salas. "Ma fui solo ammonito. Avevo parlato prima del derby e avevo già avvertito che se mi fosse passato nei paraggi, l’avrei steso. Ci misi venti minuti, ma poi mantenni la promessa. Ah, ovviamente, lui me la ridiede indietro: Marcelo era il matador, un campione".

Paolo Sorrentino alla Gazzetta ha detto che lei ha il volto più cinematografico della serie A: ma se dovesse recitare in un film, farebbe sempre la parte del cattivo? "Sì, mi piace quel ruolo e mi diverte recitare. In Cile faccio tante pubblicità: mi hanno fatto fare uno spot dove giravo con sette pitbull al guinzaglio".

Ma nella vita privata, che ragazzo, che marito e che padre è Gary? "Sono diverso fuori dal campo, sono un tipo tranquillo a cui piace scherzare. Soprattutto in casa sto sereno, sennò mia moglie mi ammazza: lei, sì, è veramente cattiva (ride, ndr). Con i bimbi, poi, sono fin troppo buono".

In un video su Instagram, si vede il piccolo che in casa gioca scatenato a pallone. "Sì, visto come calcia Danilo? Ha due anni, ma prima o poi mi rompe la televisione. Ha in testa solo il calcio, non gli interessano tablet o cartoni animati: si sveglia alle 7 e gioca tutto il giorno".

A lei, invece, cosa piace fare nel tempo libero? "Adoro gli anime, mi piace tantissimo ’Naruto’. Come serie, invece, sono appassionato di ’Peaky Blinders’. Ultimamente ho visto Squid Game, ma la prima puntata non mi è piaciuta e ho lasciato".

Parlavamo di duri: che rapporto ha con Mihajlovic? Sinisa ha negato un litigio fra di voi. "Non abbiamo litigato. Parliamo sempre con onestà, scherziamo anche, facciamo tutto: certo, quando si lavora, si lavora serio. Abbiamo un rapporto buonissimo, in fondo siamo molto simili".

Però in estate lei doveva partire... "Sì, è vero. Ho parlato con il mister all’inizio, lui mi ha detto che non ero titolare: allora gli ho risposto che magari dovevo andare via a giocare, anche per la nazionale. Non mi sento bene se non gioco titolare".

Poi cos’è successo? "Dopo due settimane, in cui io mi sono allenato come sempre bene, perdiamo con la Ternana: entro e il mister apprezza. Quella dopo ho giocato titolare e la squadra ha fatto ancora bene. Da lì abbiamo ingranato. Alla fine con la mia famiglia abbiamo scelto di rimanere qua: siamo felici in questa città, i bambini a scuola sono contenti. Sono sempre stato bene qui, solo l’anno scorso ho avuto quattro infortuni: non ero felice, mi è dispiaciuto non dare una mano alla squadra".

Ha il contratto in scadenza: le piacerebbe restare ancora a Bologna? "In questo momento dico sì: sto bene, la mia famiglia pure; la squadra è un bel gruppo, mi sento importante e questo è per me fondamentale".

Ma dove può arrivare questa squadra? "L’obiettivo che ci siamo dati a inizio stagione era stare nella parte sinistra, poi se ci dovessimo trovare a lottare per l’Europa League sarebbe fantastico. Stiamo bene, la squadra sta bene".

La parola Europa si può usare? "Siamo in forma, mentalmente e fisicamente: sognare non costa nulla".

Però col Venezia è arrivato uno stop inaspettato. Come se lo spiega? "Credo che ci sia stato un problema nella comunicazione: eravamo tre contro uno nel gol preso. Stavamo andando a cercare i tre punti e abbiamo perso la concentrazione".

Domani con lo Spezia non sono concesse altre pause. "Sarà dura, su un campo piccolo, dovremo dare il massimo: questa partita la dobbiamo vincere per forza".

Ha giocato con tantissimi campioni: Arnautovic avrebbe potuto fare una carriera al top? "Credo di si, ha tutti i mezzi: come persona e come giocatore. Marko è una persona fantastica, si allena sempre bene, dà una mano sempre alla squadra. Poteva fare meglio nella sua carriera, ma ha ancora tempo: speriamo rimanga qui a lungo".

Theate, invece, sembra qui da sempre. "Già dal primo allenamento, abbiamo capito com’era Arthur: carico, dà sempre il cento per cento. Si è inserito alla grande in un grande spogliatoio: a Casteldebole ci alleniamo col sorriso".

In Italia, Medel ha realizzato un solo gol, con la maglia dell’Inter: è ora di aggiornare la statistica? "Vero. Uno solo con la Roma, si è tanto tempo che non segno. Prima giocavo più avanti: quando passai al Cardiff, il tecnico di allora, Solskjaer, mi portò davanti alla difesa, e alla lunga ho perso la confidenza. Voglio fare un gol, mi manca tanto: chissà magari già a La Spezia...".

E pensare che c’era un tempo in cui con la maglia del Boca lei segnava una doppietta nel derby col River... "Pazzesco quel giorno. Ero giovane, non sapevo quanto fosse famoso il Boca fuori dall’Argentina. E’ un club che mi è rimasto sempre nel cuore. La gente mi scrive ancora".

La gente di Bologna, invece, vorrebbe tornare a sognare un po’. "Dobbiamo essere ottimisti, avere fiducia. Sappiamo che i tifosi sono sempre con noi. Continuiamo così, facciamo bene quest’anno. Se poi dovesse arrivare l’Europa...".

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