E se fosse Retegui l’uomo della svolta?

Contro l’Inghilterra il suo gol ha cambiato la partita. Mancini spera che possa essere un segno per una Nazionale in cerca di gol e fiducia .

di Paolo Franci

Non c’è ’niño’ in Argentina che, dando calci al pallone, non sogni una di queste due cose: essere Diego, o diventare un grande attaccante. Le curve della vita poi, portano lontano da quel sogno. E magari diventano Samuel o Passarella, Redondo o Riquelme, fino a Fillol e Pumpido, eroi con i guanti. Però, è da lì che si parte, dal sogno di essere un uomo gol. L’uomo dei sogni.

Non vi è dubbio sul fatto che l’Argentina sia la terra che più di tutte abbia prodotto centravanti pazzeschi. C’eravamo anche noi in realtà, ma ci siamo fermati a Luca Toni. Il Brasile? Tra un Ronaldo il Fenomeno e un Romario, quanta mediocrità? Ricordate il Serginho dell ’82?

Guardate adesso, l’Argentina: Lautaro, Simeone. Julian Alvarez e, lui, Mateo Retegui, capocannoniere della Liga Profesional 2022 con 19 reti e attuale capocannoniere con 6 gol. Sapete quand’è che Retegui ha dato la netta impressione di essere uno di quegli attaccanti argentini toccati dal dono? Nel primo tempo quando non l’ha praticamente vista mai, a parte un’occasione rimpallata. E non per colpa sua, ma di una squadra che non giocava. Ebbene Mateo non ha mai smesso di pressare, correre, cercare il contrasto. Mai una volta con le braccia sui fianchi a sbuffare. Mai un gesto di insofferenza. Era un lupo in caccia.

Poi nella ripresa quel gol, nell’azione perfetta che ha illuso gli azzurri. C’è e si vede, il ragazzo del ’99, ’El Tabano’, il tafano che punge e vola via. E non stiamo lì a fare i sofisticati. E’ vero che siamo andati a scovarlo in Argentina ma il mondo è cambiato e quante Nazionali - dalla Francia alla Germania - hanno costruito le loro fortune su oriundi e naturalizzati? L’abbiamo detto: l’Argentina produce così tanti attaccanti da poterli mollare agli altri. Il ct Mancini ha paragonato Mateo a Batistuta, il più grande centravanti della storia del suo Paese. Detto che Maradona e Messi sono fuori concorso e non di ruolo ’stretto’, sarà il caso di ricordare Gonzalo Higuain o Hernan Crespo. E poi, l’Apache Tevez e l’uomo del Triplete Diego Milito, per non parlare di Abel Balbo e Ramon Diaz. Ci sarebbero poi gli dei dell’Olimpo, oltre a Diego e Leo come la ’Saeta Rubia’ Di Stefano e quell’Alberto Mario Kempes, campione del mondo nel ’78 con l’Albiceleste. La speranza, è che Mateo abbia subito, un minimo, la loro contaminazione in quella magica terra del gol.

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