Fortitudo senza difesa Sassari prende il largo

La Effe parte bene, ma si scioglie presto: nell’ultimo quarto incassa 28 punti. Aradori, Frazier e Totè non bastano ad arginare i sardi, che hanno più energie

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FORTITUDO

84

DINAMO SASSARI

103

KIGILI : Frazier 15, Gudmundsson 6, Aradori 15, Mancinelli ne, Durham 5, Manna ne, Procida 5, Benzing 10, Charalampopoulos 11, Totè 17, Groselle, Borra. All. Martino.

BANCO SASSARI: Logan 18, Robinson 20, Kruslin 10, Gandini ne, Devecchi, Treier 2, Chessa ne, Burnell 3, Bendzius 18, Mekowulu 20, Gentile 6, Diop 6. All. Bucchi.

Arbitri: Begnis, Paglialunga e Boninsegna.

Note: parziali 24-19; 49-52; 68-75. Tiri da due: Fortitudo Bologna 2133; Sassari 2642. Tiri da tre: 1029; 13 30. Tiri liberi: 1220; 1213. Rimbalzi: 27; 40.

di Massimo Selleri

La Fortitudo non batte Sassari e non spicca il volo verso le zone un po’ più tranquille della classifica. Il problema è sempre quello, la Effe non difende e giocare due partite all’arma bianca nel giro di tre giorni non è cosa facile, soprattutto quando si hanno le rotazioni contate.

Non c’è James Feldeine, ancora fermato da un problema alla schiena, ma bisogna anche dire che il Jon Gudmundsson visto ieri sera tutto meriterebbe tranne che il taglio.

Anche Sassari non ha giocato la partita dell’anno, ma Piero Bucchi ha gente più esperta con cui variare i ritmi e andare anche a pescare quelle che sono le fragilità avversarie. Il pubblico ci crede e prova a fare la differenza, ma è difficile dare la spinta a chi ha le gambe un po’ piombate e non è un caso che, alla fine, a tenere in vita le Kigili siano quei giocatori, come Leonardo Totè o Gabriele Procida, che hanno meno primavere sulle spalle e che hanno fatto più panchina nella gara con Varese.

Le ragioni per cui una squadra si porta sul +10 (47-37) e poi subisca un 15-2 di parziale e poi si ritrovi anche sul -15 per poi sprofondare sempre più, vanno ricercate anche nella gestione.

Il coach Antimo Martino, per centellinare le energie, nel momento del massimo vantaggio ne cambia quattro in un amen e questa sembra essere la mossa che ha dato fiducia agli ospiti. Non si può nemmeno dire che la decisione sia stata del tutto sbagliata perché nell’ultimo quarto i padroni di casa ne hanno subiti 28 passeggiando per il campo senza benzina nel serbatoio.

Il risultato finale, con i suoi 19 punti di differenza, registra il passivo più pesante per un’Aquila che domenica andrà a Napoli e adesso deve iniziare a confidare anche sulla sfortune altrui per uscire quanto prima delle sabbie mobili del penultimo posto.

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