Fortitudo, Totè è l’uomo della provvidenza

Il lungo è stato determinante nelle vittorie contro Varese e Napoli che hanno portato l’Aquila ad abbandonare l’ultimo posto

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di Massimo Selleri

Da quando è tornato a essere a disposizione del coach fortitudino Antimo Martino, Leonardo Totè ha segnato 10 punti con Varese, 17 con Sassari e 16 a Napoli. I numeri descrivono per difetto quanto il contributo del lungo veneto sia stato importante in una Effe che ha conquistato due vittorie negli ultimi tre incontri. Quattro punti che hanno consentito alla Kigili di abbandonare l’ultimo posto in classifica e di tirare un bel sospiro di sollevo. Come nella passata stagione il lungo veneto sta venendo fuori alla distanza dovendo sempre fare i conti con un fisico che, probabilmente, ha bisogno di un lavoro mirato per non inciampare in qualche improvviso infortunio.

A ogni modo quando c’è bisogno di lui, lui risponde presente e così le difficoltà di Geoffrey Groselle sono passate in secondo piano e l’Aquila domenica ha potuto festeggiare il suo primo successo in trasferta al PalaBarbuto. Taciturno, ma non scorbutico, Totè rispecchia in pieno la storia di tanti altri centri che maturano un po’ dopo, a maggior ragione, se la prima stagione in serie A è stata stoppata dal Covid proprio quando aveva preso le misure a questa nuova realtà. La stagione era quella 201920 e la maglia era quella di Pesaro, poi arrivò a Bologna e anche qui ci mise a carburare, ma alla fine fu un valore aggiunto in una squadra che si ritrovò a lottare per la salvezza. Il fatto che ci abbia provato e che anche quest’anno abbia trovato il modo per uscire dalle difficoltà dimostra come sia un "ragazzone" con la testa sulle spalle.

"Quando sei alto 211 centimetri – spiega Leonardo nel momento in cui entra in confidenza con qualcuno – devi abituarti al fatto che ogni giorno almeno 10 persone ti chiederanno quale sia la tua statura. Rispondi sempre con cortesia, ma non nascondo che è una rottura di scatole perché è come chiedere come mai uno sia biondo o moro. Quando uno si abitua al fatto che sono alto, allora possiamo metterci a parlare anche di cose serie".

Il discorso non fa una piega e sebbene abbia 24 anni di gavetta ne ha fatta tanta sperimentando anche situazioni difficili come quella all’Aurora Jesi o a Pesaro. Come nelle ultime tre gare con la Fortitudo ne è uscito dimostrando di essere un diesel. Ci mette sempre un po’ a scaldarsi, ma quando si accende mette in campo tanta energia senza uscire dagli schemi evitando tiri scriteriati o eccessi. Un cambio di passo nei risultati passa anche dalle sue prestazioni, insieme con quelle di Pietro Aradori. All’elenco bisognerebbe aggiungere anche Gabriele Procida, ma con il recupero di James Feldeine il giovane lariano rischia di non avere spazio e per questo non è escluso che saluti anzitempo la compagnia.

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