
La Fortitudo Bologna cerca il riscatto contro Cantù nei quarti di finale playoff A2 dopo la sconfitta in gara-1.
"Di doman non v’è certezza", diceva il Magnifico. O per meglio dire l’unica evidenza è che stasera alle 20,30 la Fortitudo di coach Attilio Caja tornerà sulle doghe del PalaDesio per il secondo atto in trasferta dei quarti di finale di A2 e dopo il ko che sabato sera ha visto Cantù imporsi 72-64. Per il resto sono cominciati i playoff, con tutto il loro carico fisico e mentale che implica la rincorsa verso i piani alti: ergo, ogni gara di una serie è un mondo a sé e la bravura di chi arriva in fondo è anche correlata alla capacità di resettare. Sia che si vinca, sia che si perda. Ed è probabilmente da qui che la Effe deve ripartire per affrontare una squadra con le spalle tanto larghe come quella allenata da coach Nicola Brienza, uno scoglio che si potrebbe valicare soltanto remando tutti dalla stessa parte e cercando di cavare qualche proverbiale goccia di sangue da qualche rapa.
Questo perché da gara-1, fatta eccezione per i plausi ad Aradori, Panni e Cusin, come giustamente evidenziato dal coach nella conferenza stampa post-partita, ne esce una Fortitudo difensivamente sufficiente, ma offensivamente povera. Vale a dire, principalmente, non in grado di avvicendare adeguatamente un Aradori da 23 punti e da 4 triple in rapida sequenza che avevano permesso a Bologna di mettere la testa avanti nel primo tempo.
Fermo restando l’approccio difensivo, serve qualcosa di più in termini realizzativi e, per riprendere nuovamente Caja, in uno sport che si chiama pallacanestro è l’unica cosa che alla fine conta. Il tecnico pavese non ha voluto mettere la croce su nessuno al termine della partita, ma i riferimenti sono stati abbastanza evidenti. Da una parte c’è stato senz’altro un Fabio Mian da -1 di valutazione e una non-partita condizionata dai 3 falli in appena 2’: nei restanti 12 in campo 1/2 da due e 1/6 da tre, che non gli hanno permesso di farsi supplente di Aradori nel momento del bisogno.
Dall’altra c’è stata altresì l’ennesima gara insufficiente di Kenny Gabriel, che dopo l’exploit casalingo contro Pesaro aveva fatto sperare in un cambio di veste in vista dei playoff. Appuntamento mancato e ancora una volta condizionato tanto dalle percentuali (3/7 da due, 1/7 da tre), quanto da una gestione dei nervi che non si dovrebbero confare alla sua caratura (vedi la gomitata a Hogue). Se mancano i loro apporti, Aradori non può risolverla da solo. Capitolo arbitri: bene la tirata d’orecchie di Caja, ma che non diventi la giustificazione o, peggio ancora, la costante.