Da un aereo all’altro. Al punto che una volta, per ritrovarsi con gli amici Fortitudo con i quali aveva fissato un appuntamento, fu costretto a mandare un video, bloccato a Francoforte.
E’ diventato un’autorità nel campo dell’Ortognatodonzia.
"Ma non sono un luminare, l’etichetta sarebbe eccessiva, anche se mi è capitato di parlare a un congresso mondiale", replica Giovanni rispondendo a una precisa domanda. Il fatto è che la sua laurea lo porta spesso negli States. E negli States a parlare in occasione di convegni. E’ istruttore e membro del Board of Directors della "C. H. Tweed International Foundation for Orthodontic Research and Education" a Tucson, in Arizona.
Ma l’Arizona non è l’unico stato nel quale si muove con grande padronanza, perché collabora anche con altre università estere, come Belgrado e Oviedo.
"A Sarajevo ho un bel ricordo legato a Nikolic. Il professore era un martello. In allenamento pretendeva il massimo, era quasi maniacale. E per farci capire che aria tirasse, soprattutto quando ci allenavamo in Furla, ci ricordava un aspetto. La palestra è nostra, diceva, possiamo allenarci finché vogliamo. Tanto duro in campo, quanto tenero fuori. L’ho incontrato qualche anno dopo, sembrava quasi che volesse farci una carezza".
Dopo quel 1979 non è più tornato al palasport di piazza Azzarita, che però ricorda bene.
"I derby erano speciali per i tifosi. Noi aspettavamo sotto, quando ancora c’era la pista di atletica. Poi, quel silenzio generale, veniva rotto appena veniva aperta la ’botola’. In campo, a quel punto, non si sentiva più niente. Non sono più tornato al palasport, ma resto tifoso Fortitudo. E appena posso, mi informo".
E fa parte dello zoccolo duro dei ragazzi degli anni Settanta, che si ritrovano volentieri, a tavola, con il sorriso di chi sa di aver scritto pagine indimenticabili.
a. gal.
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