Cercasi gol disperatamente. E cercasi soprattutto quelli perduti, che a Verona sono finiti in panchina in attesa di tempi migliori. Riccardo Orsolini e Stefan Posch provano a dribblare una nuova panchina: panchina che è diventata consuetudine per Orso, riserva in tre delle prime quattro giornate pur avendo ritrovato la nazionale, e che l’austriaco ha assaggiato a Verona dopo un inizio di stagione poco convincente. Eppure sono stati i piatti forti del Bologna di Thiago nell’ultima stagione: 11 reti per il numero 7, alla miglior annata della carriera sul piano realizzativo, 6 per Posch, miglior marcatore tra i difensori dei migliori 5 campionati d’Europa. Sono numeri importanti, che sono valsi a Orsolini un rinnovo di contratto da 1,8 milioni netti a stagione, che lo hanno reso il giocatore più pagato della rosa, e a Posch un riscatto dal prestito da 5,5 milioni di euro. Hanno stupito tutti, prendendosi la fascia di capitano. Ma sono scivolati in panchina. Che il Bologna abbia bisogno di loro e di ritrovarli non c’è dubbio: perché con 3 reti in 4 giornate, il piatto, offensivamente parlando, piange.
Ma Thiago punta su chi sta meglio di settimana in settimana e in questa fase post rivoluzione di mercato ha pure la necessità di individuare una traccia di formazione titolare su cui lavorare e a cui mettere mano un po’ per volta. Ergo, i ballottaggi De Silvestri-Posch e Karlsson-Orso restano e potrebbero sorridere ai primi, nonostante Orso e Posch debbano rappresentare due punti fermi del nuovo Bologna. Crescono i denari di stipendio e crescono le responsabilità e quanto Motta pretende da loro, percorso non sempre semplice da gestire, a livello mentale. A renderlo ancor più complesso per Orso, i due mesi di lavoro sulle gambe in meno rispetto ai compagni, complice un infortunio ereditato dalla scorsa stagione che lo ha costretto a saltare la preparazione.
La rivoluzione estiva e una quadratura del cerchio ancora da completare, specie a centrocampo dopo gli addii di Dominguez e Schouten, rendono ancor più difficile il compito. Rivoluzione alla quale si deve adeguare anche Lewis Ferguson che il gol in questo campionato lo ha trovato a Torino, dove ha sfiorato la doppietta: guarda caso a Torino il Bologna andò in campo per nove undicesimi con elementi già in rosa la scorsa stagione, dato che aiuta a spiegare quanto la chimica sia fondamentale: ancor di più per un centrocampista incursore come lo scozzese, che per trovare l’inserimento giusto ha bisogno di meccanismi e intesa oliati. Non a caso con Verona e Cagliari, quando Thiago ha iniziato a inserire i nuovi, ha faticato di più. Ma è pure attorno a Ferguson che Motta deve lavorare per risolvere il problema del gol, perché aggiungendo il centrocampista a Orso e Posch il conto dei gol segnati dal terzetto nella scorsa stagione sale a 24 su un totale di 53: quasi il 50 per cento dell’intero fatturato alla voce gol.