Il Bologna Fc ora cerca un ministro della difesa

Tre gare, tre pacchetti arretrati differenti e un solo punto: Thiago Motta deve individuare gli elementi che possano chiudere la porta

Thiago Motta, 40 anni, tre partite e un solo punto con il Bologna (Schicchi)

Thiago Motta, 40 anni, tre partite e un solo punto con il Bologna (Schicchi)

Bologna, 13 ottobre 2022 - Tre partite, tre linee difensive diverse, otto difensori entrati nelle rotazioni e una costante: questo Bologna non riesce mai a chiudere la porta. C’era una volta la squadra dei tredici ‘clean sheet’, che è poi la storia dello scorso campionato. E adesso c’è invece un Bologna che, sommando il fatturato di tre allenatori, dopo 9 giornate ha già 14 reti sul groppone (quinta peggior difesa del torneo), ma soprattutto non è ancora riuscito a togliersi la soddisfazione di chiudere una partita con la propria porta immacolata.

Nel mirino adesso c’è il Bologna di Thiago Motta, ma in questa contabilità negativa è giusto inserire anche il Bologna di Mihajlovic, che delle cinque partite della sua gestione non è riuscito a chiuderne una senza reti al passivo. Da un punto di vista statistico perfino il Bologna virtuosissimo di Luca Vigiani, che con la Fiorentina ha firmato l’unica vittoria dei rossoblù in campionato, non si è sottratto alla regola: prima della rimonta firmata da Arnautovic e Barrow, a dare un dispiacere a Skorupski fu Martinez Quarta.

Ma è il presente quello che conta e adesso tocca a Motta trovare la quadratura del cerchio. In realtà più che trovare una quadratura servirebbe individuare una ‘squadra di governo’ affidabile, ma soprattutto un ministro. Lo scorso anno il Ministro della difesa rossoblù è stato, quasi a furor di popolo, Gary Medel.

Dopo il rovescio di Empoli Mihajlovic piazzò il Pitbull al centro della difesa a tre e da lì non lo schiodò più. Thiago Motta, puntando fin dalla sfida con l’Empoli sulla difesa a quattro, si è ritrovato tra le mani un Medel ‘superfluo’, nel senso che ha ritenuto, non senza qualche ragione, che il contributo che può dare il Pitbull quando comanda una difesa a tre non è lo stesso che può garantire dividendosi il centro di un reparto a quattro.

Da qui un frullato di uomini e soluzioni che non ha dato continuità al reparto. Si è passati da De Silvestri-Posch-Lucumì-Cambiaso con l’Empoli a De Silvestri-Bonifazi-Sosa-Lykogiannis con la Juve, finendo con Cambiaso-Soumaoro-Lucumì-Lykogiannis con la Sampdoria.

In sintesi: tre coppie di centrali diversi in altrettante partite, otto uomini impiegati (più Kasius in corso d’opera) e un’idea di organizzazione difensiva che il tecnico deve ancora individuare. Dopodiché si può pensare che il problema sia a monte, ovvero tra i pali, dove il solito Skorupski alterna interventi provvidenziali a incertezze acclarate.

Un’altalena che potrebbe spingere Thiago a dare prima o poi una chance a Bardi.

Resta il fatto che d’ora in avanti la parola d’ordine, anche in difesa, dev’essere stabilità. Legittimo metterli alla prova tutti: ma poi bisogna battezzare una linea e chi la comanda. Lo scorso anno, con meno qualità, lo Spezia di Motta chiuse la stagione con 71 gol al passivo, seconda peggior difesa della A. Qui Thiago può (e deve) fare meglio.

 

 

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