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Il commento. Italiano ha ridato ai bolognesi una squadra vera

Marchini Non ha ereditato il Bologna di Thiago Motta: ha ereditato il ricordo di quel Bologna e con quel ricordo-paragone ha...

  CURVA ROSSOBLU

CURVA ROSSOBLU

Marchini

Non ha ereditato il Bologna di Thiago Motta: ha ereditato il ricordo di quel Bologna e con quel ricordo-paragone ha dovuto fare i conti. Vincenzo Italiano si è ritrovato, da un giorno all’altro, catapultato dentro la grande sbronza rossoblù da Champions, con lo champagne che ancora annaffiava la città, ma con le stelle (Calafiori, Zirkzee) che erano già andate via e le luci di nuovo accese in sala, come quando è ora di infilarsi il cappotto: festa finita, si torna alla realtà. Ecco, Italiano si è ritrovato al centro del palco in quel momento lì, quando la musica si ferma, il pubblico ti fissa e tu devi dar loro qualcosa. Italiano ha dato quello che poteva dare: l’anima. E questo l’hanno capito prima di tutto i giocatori, con cui la complicità e il rapporto sono fortissimi. Bellissimi gli abbracci di ieri con Orsolini e De Silvestri, due tra le colonne portanti dello spogliatoio: fotografie che restituiscono come il nuovo allenatore sia riuscito a passare sotto la pelle di questi ragazzi. E’ stato credibile nel suo calarsi dentro un gruppo che s’era forse pensato più grande di quello che realmente era. Italiano li ha convinti che potevano essere ancora grandi, ma in modo diverso. Passando dal sacrificio, dalla volontà di rimettersi in discussione: passando anche attraverso le fiamme del Paragone con loro stessi. Se Thiago li aveva affascinati, Italiano li ha affamati: ed è stata questa forse la sfida più difficile perché il rischio era che quella pancia fosse troppo piena per avere ancora appetito. Invece la fame si è vista bene all’Olimpico. Non vincere contro una Roma che voleva perdere sarebbe stata una brutta frenata. Il Bologna ieri giocava contro la sua stessa stanchezza, ma soprattutto contro se stesso e ha avuto voglia di correre ancora. Come dall’inizio di questo anno zero. La vittoria più grande di Italiano fin qui è aver ridato alla città una squadra vera. Diversa, sicuramente meno bella: ma vera e credibile.

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