di Alessandro Gallo
Il paradosso di Kimi? Tra pochi mesi potrebbe sfrecciare a 300 chilometri orari, ma non ha ancora la patente di guida. E’ l’aspetto curioso di Andrea Kimi Antonelli, bolognese, 16 anni, campione di Formula 4 che, nella prossima stagione, potrebbe cimentarsi con la Formula 3 o in Formula Regional. Nel primo caso sarebbe a contatto, sempre, con gli assi della Formula 1, da Verstappen a Leclerc, senza dimenticare Hamilton. Nel secondo caso sempre a contatto con gli assi delle monoposto, ma con minore frequenza. Ma il sogno del sedicenne - tanto veloce con le monoposte, quanto riflessivo e posato fuori - è quello di arrivare, un giorno, in Formula 1, per emulare, magari, le gesta del suo idolo, Ayrton Senna.
Kimi, cosa è successo dopo il successo al Mugello?
"Sono andato al Paul Ricard, in Francia, per rappresentare l’Italia. E…".
Che è accaduto?
"Ho vinto. Bello".
E dopo il trionfo in Formula 4?
"Ci sono due opportunità, la Formula 3 e la Formula Regional. Nel primo caso sarei più vicino alla Formula 1".
Velocità di punta?
"Più di 300 nel primo caso, 260 nel secondo".
Lei vola in pista, ma non ha ancora la patente.
"Situazione strana lo so. Ma è giusto così. In pista ci sono tutte le norme di sicurezza, le strade normali sono sicuramente più pericolose. Bisogna stare attenti. Quando sarò il momento, prenderò la patente".
Paura a toccare certe velocità?
"Paura mai. Attenzione sì, ma se prevalesse il timore avrei finito di gareggiare".
Mamma Veronica ha paura?
"No, nemmeno lei. Un po’ di tensione ce l’ha. Non guarda mai le mie gare. Le vede dopo".
A 16 anni, comanda ancora la scuola?
"Sono iscritto al Salvemini, terzo anno".
Materie preferite?
"Le lingue, faccio francese, spagnolo e inglese".
E il tedesco? Lei è pur sempre un pilota Mercedes.
"Vero, ma si parla tanto inglese. Anche se parlare il tedesco non mi dispiacerebbe".
La materia che la manda in crisi?
"Matematica, ma non è crisi. E’ che spesso, quando ci sono lezioni di matematica, sono in giro per le gare. E studiare da solo è più dura. Anche se ho professori fantastici, che comprendono i miei impegni. Sono contenti del mio rendimento scolastico e mi aiutano".
Lei è un giovanissimo pilota: in classe come la vedono?
"Bene direi. Molti compagni sono venuti al Mugello a vedermi. Mi ha fatto piacere".
Vacanze?
"Un paio di settimane a Riccione, con la famiglia. Qualche giorno in Grecia. E stop".
Com’è composta la sua famiglia?
"Mio padre Marco, mamma Veronica, io e mia sorella Maggie Giulia, 7 anni".
Cosa fa sua sorella?
"Ginnastica ritmica, è molto brava. Mi sa che si prospetta un futuro agonistico pure per lei".
Lei sogna sempre la Formula 1?
"Sempre".
Meglio la Formula 3 o quella Regional?
"Beh, nel primo caso sei più a contatto con la Formula 1. E per questo motivo ci sono i pro e i contro".
Controindicazioni?
"Sei sotto osservazione. Non puoi più sbagliare. Diciamo che cresce la pressione".
Soffre la pressione del momento?
"Sto imparando a gestirla. All’inizio non è stato semplice. Se ti senti sotto pressione sei più portato agli errori".
E lei?
"Sto eliminando gli errori. Ma la tensione e la pressione impari a gestirle con l’esperienza. Ci sto lavorando".
Il circuito che le piace di più?
"Imola, ma anche Spa e il Mugello".
Fidanzatina all’orizzonte?
"No, per ora sono concentrato sulle gare e sull’obiettivo della corsa".
Dopo il trionfo in Formula 4 cosa le ha preparato la mamma?
"Per ora niente. Non siamo ancora riusciti a tornare a casa. Ma se mi vuol prendere per la gola sa che tortellini e gramigna alla salsiccia sono sempre bene accetti".
Tanti successi non l’hanno cambiata.
"Mamma e papà mi hanno insegnato la strada dell’umiltà. Mi sembra il percorso migliore. Conosco i sacrifici che hanno fatto per consentirmi di portare avanti la mia passione per le auto. Essere umile e pensare a lavorare, per migliorarmi, sono gli aspetti che più mi convincono".
Dà l’idea di essere sereno e tranquillo.
"Me lo dicono in tanti. Credo di essere così, perché cerco di essere me stesso. Sempre".
Il pilota che ama?
"Ayrton Senna".
Scomparso molto tempo prima che lei nascesse.
"Sì, ma ho visto quello che faceva in pista. Mi sono documentato. Oltre ai filmati e al talento in pista, ho visto un uomo empatico, generoso. Che dava una mano ai meno fortunati".
Se un giorno la Formula 1 la rendesse ricco?
"Mi piacerebbe fare come Ayrton. Aiutare chi è in difficoltà".
Veloce in pista, ma così intelligente da capire che non tutto gira per il verso giusto e c’è ancora tanto da fare. Il futuro, decisamente, è tutto di Kimi.