La lezione delle milanesi

Leo Turrini

Batte forte il cuore di Milano. Per uno scudetto presumibilmente già assegnato al Diavolo, difficile essendo immaginare che il Sassuolo possa superare in un tardo pomeriggio estivo le motivazioni rossonere. Alimentate per un anno intero dalla credibilità di Paolo Maldini e dal lavoro tenace di Stefano Pioli, uno che aspetta da una vita la meritata consacrazione.

Batte forte il cuore di Milano e se all’Inter dovesse rimanere un rimpianto, beh, resta comunque vero e buono il bilancio di una stagione nerazzurra inaugurata perdendo Conte, vendendo Lukaku ed Hakimi e dolorosamente salutando Eriksen. Diamo a Inzaghi ciò che è di Inzaghi: due Coppe vinte a spese della Juve sono qualcosa di enorme, come dimostra il rosicare bianconero. Specie per una società che una estate fa era annunciata sull’orlo della smobilitazione.

Batte forte il cuore di Milano e in generale è una buona cosa per tutti avere ritrovato in dimensione top i due club che per primi alzarono la Coppa dei Campioni, ai tempi del Miracolo Economico italiano. Il Milan e l’Inter, nella loro storia migliore, hanno incarnato l’ottimismo, la vitalità, il coraggio di una nazione intera.

Può essere di nuovo così? Non lo so, quando i proprietari sono stranieri non sempre la tradizione sopravvive. Ma di sicuro da domani in poi, coinvolgendo anche la Juve e il Napoli, sarà il caso di iniziare a pensare europeo, come sapevano fare Silvio Berlusconi e Massimo Moratti.

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