Le battaglie dei trinariciuti

Italo Cucci

Nei giorni che stiamo vivendo, all’insegna della divisione su tutto nonostante i fervidi richiami del Colle, c’è una parola che andrebbe recuperata: trinariciuto. La inventò più di settant’anni fa un giornalista che mi accompagnò dall’adolescenza alla maturità prima di consegnarmi ai suoi romanzi di successo: Giovannino Guareschi, fondatore del settimanale ‘Candido’ e creatore della saga di ‘Don Camillo’. Tanto per esser chiari, non s’interessava di calcio ma ci si ricordò di lui quando fra il 93 e il 97 la squadra di Brescello – nel Reggiano – conquistò la C, sfiorò la B, pareggiò addirittura con la Juve in Coppa Italia e molti sí chiesero: "Ma non è la squadra di Don Camillo e Peppone". Sí, Brescello era il set cinematografico di quei film indimenticabili. Il ‘trinariciuto’ Giovannino lo inventò per colpire gli avversari politici ma è utilizzabile per tutti coloro che esibiscono – scriveva lui – obbedienza cieca, pronta, assoluta. Parola del giorno. Guardate come s’azzuffano i politici, gli economisti, gli scienziati, gli opinionisti televisivi. I calciofili. Non dibattono, sono in trincea, armati fino ai denti. Da qualche giorno stiamo vivendo aria di rinascita e la ‘ggente’ se n’è accorta, l’Italia ufficiale no, Regioni, Province e Comuni – direbbe Peppino De Filippo – non sono vincoli ma sparpagliati.

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