MASSIMO VITALI
Sport

Le parole del veterano. L’Orso ferito volta pagina: "Che botta senza l’Europeo. Ma ora c’è solo il Bologna»

Il ruolo di capitano responsabilizza Riccardo, ottava stagione in rossoblù "Dopo tanti anni è arrivato il momento di essere un punto di riferimeno. Devo trasformarmi nel padre dei giovani che abbiamo nel gruppo".

L’Orso ferito volta pagina: "Che botta senza l’Europeo. Ma ora c’è solo il Bologna"

Riccardo Orsolini, 27 anni, è pronto per la stagione numero otto a Bologna (Schicchi)

dall’inviato

VALLES (Bolzano)

Un po’ chioccia del gruppo e un po’ surfista del mondo rossoblù. Molto emozionato per la Champions alle porte, molto incuriosito dal calcio di Italiano e molto arrabbiato con Spalletti, il ct azzurro che tra i monti di Valles Riccardo Orsolini non cita mai, ma che negandogli l’Europeo a giugno gli ha assestato una botta da cui l’uomo si è ripreso a fatica.

Uomo, sì: perché all’alba della sua ottava stagione in rossoblù l’Orso si è fatto uomo. E dire che nel gennaio 2018 arrivò qui, dice lui, "da ragazzino, un ragazzino che si trovava di fronte a situazioni che ancora non riusciva a capire. Ma mi hanno sempre accompagnato il sorriso e la voglia di lavorare".

Sei anni dopo rieccolo qui, con la fascia di capitano al braccio (in coabitazione con De Silvestri), leader e a tutti gli effetti veterano di un gruppo che si è messo in testa un’idea meravigliosa: "Fare una stagione ancora più entusiasmante di quella che si è appena conclusa".

E se lo dice ‘papà’ Orso la dichiarazione d’intenti assume un peso non trascurabile. Orsolini chioccia, allora.

"Penso che sia arrivato il momento, dopo tanti anni, di diventare quello che in passato facevo fatica ad essere: un punto di riferimento per i più giovani. Un po’ di esperienza penso di averla messa assieme e mi piacerebbe, insieme a Lollo, Remo, Lukasz e Lyko (rispettivamente: De Silvestri, Freuler, Skorupski e Likogiannis, ndr), diventare un po’ il padre dei giovani che abbiamo in gruppo, per insegnare loro le cose giuste da fare".

Intanto tocca remare tutti dalla stessa parte ascoltando le indicazioni di un nuovo nocchiero: Vincenzo Italiano: "Sta nascendo un Bologna che alle caratteristiche che con Motta ci hanno fare una grande stagione sta aggiungendo le nuove idee di Italiano: concetti diversi da quelli di Thiago".

Eccoli: "Il gioco di prima era molto più corale, adesso è improntato su punti di forza che cerchiamo in campo, per esempio l’uno contro uno sugli esterni e il fare densità in zona-gol, ma sempre mantenendo quel fraseggio che ci ha contraddistinti nella scorsa stagione. Aggressione, pressing, riconquista alta: i concetti sono questi".

Da Italiano a Spalletti il passo è breve. "La mancata convocazione all’Europeo – dice Orso –? Sapevo che mi avreste fatto questa domanda...".

La premessa è accompagnata da un sorriso, il seguito no.

"Preferivo non parlarne, perché non sono stato bene in quel periodo e da allora mi sono ripromesso di non soffrire mai più così tanto per una delusione sportiva. La botta è stata forte, ho passato giorni a guardare il soffitto e poi sono scappato in vacanza, staccando il telefono e tutti i collegamenti col mondo. Se mi sono fatto delle domande per quella mancata convocazione? Sì, anche troppe: perché alla fine è stata presa una decisione, che in parte poteva dipendere da me e in parte no. La cosa bella è il grande affetto che mi hanno manifestato da tutta Italia, non solo dai tifosi del Bologna".

La cocente delusione ha però partorito una certezza: "All’azzurro adesso non penso proprio: penso solo a questa stagione col Bologna che sarà ancora più entusiasmante dell’ultima".

Del resto tutto fa crescere, compreso le mazzate. E Orso nei suoi sei anni abbondanti di Bologna è cresciuto tanto.

"Ne ho viste di tutti i colori – ammette –. La pesante sconfitta col Frosinone, una salvezza quasi miracolosa, la vicenda di Sinisa, l’approdo in Champions. Bologna per me è un’onda bellissima e io sono un surfista che ha sempre cercato di cavalcarla".

L’onda adesso ha il fragore di un viaggio in Champions.

"Non vedo l’ora che arrivi il diciassette settembre – conclude Orso –. Ma è una stagione che vorrei godermi giorno per giorno, senza fare troppo i sognatori ma anche senza metterci troppe ansie: tanto poi le emozioni arrivano".

Saggezza zen di un ventisettenne che dietro all’eterno sorriso nasconde la raggiunta maturità dell’uomo e del calciatore.

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