Lucia ha conquistato l’America a nuoto

La ventiquattrenne Martelli da Molinella a Cleveland: è diventata campionessa universitaria nei 100 farfalla, e sta per laurearsi

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di Doriano Rabotti

Da Molinella alla conquista del mondo, di bracciate Lucia Martelli ne ha mulinate tante, nella vasca della vita. Ma ne valeva la pena, per arrivare a 24 anni con una ‘laurea’ sportiva da campionessa degli Stati Uniti, e quella accademica in arrivo. La giovane nuotatrice bolognese ha centrato sabato un traguardo storico, prima donna nella storia dell’università Delta State di Cleveland a vincere un titolo ’national’, contro atlete di tutti gli Usa. L’ha fatto nei 100 farfalla, col tempo di 53“03. Il traguardo di un percorso iniziato quando ancora studiava tra i banchi delle medie Ferrari di Molinella, del liceo classico Giordano Bruno di Budrio, mentre papà Andrea e mamma Marina assecondavano la passione per il nuoto che ha portato anche il fratello Francesco agli Europei Juniores.

Lucia, sta completando la sua missione americana...

"Sì, quando sono partita con una borsa di studio sportiva nell’agosto del 2017 per Delta State volevo nuotare e studiare. Ora sono all’ultimo semestre, a maggio mi laureo in Sport management con un ‘minor’ in business. Ho finito gli esami, sto facendo un tirocinio da 400 ore. Poi vorrei tornare in Italia e restare nel mondo dello sport, come manager".

Intanto è campionessa universitaria degli Stati Uniti.

"La settimana scorsa è arrivata la ciliegina sulla torta, vincere l’oro nei 100 farfalla era il mio obiettivo fin dal primo giorno. Il primo anno ero arrivata settima, il secondo non ero entrata in finale, l’anno scorso a metà dell’evento hanno sospeso tutto per la pandemia".

Quest’anno invece...

"E’ stato emozionante perché è il primo titolo per l’università a livello femminile, quando siamo tornati a Cleveland ci hanno accolto festeggiando. Devo ancora metabolizzare la vittoria e il fatto che sia stata la mia ultima settimana con la cuffia verde in testa".

Era la scelta giusta, partire?

"Assolutamente sì, questi anni mi hanno aiutato a crescere, mi sono potuta allenare in un modo che in Italia non sarebbe stato possibile".

La sua giornata tipo?

"Sveglia alle 4.40, allenamento dalle 5 alle 7 in palestra e in vasca, colazione, lezioni fino alle 13, e dalle 15 alle 17 di nuovo allenamento. All’inizio ero spaventata, ma qui tutti sanno investire bene le loro energie. E ci sono le strutture, senza vasche sovraffollate o palestre da condividere. Ho girato tantissimo, vedere facce nuove con cui confrontarmi mi ha ridato gli stimoli".

E il Covid?

"Negli Usa la situazione è tragica, ma nel nostro campus non si sono registrati casi negli ultimi mesi. Giriamo con la mascherina sempre, facciamo tamponi a sorteggio e adesso sono arrivati anche i vaccini, ho prenotato per la prossima settimana".

A casa a Molinella saranno preoccupati.

"MI chiedono sempre notizie, ci siamo visti l’ultima volta per Natale, sono ripartita il 28 dicembre. La voglia di tornare c’è sempre, anche se qui ho trovato l’equilibrio giusto tra studio e sport".

Lei è anche una grande tifosa del Bologna.

"Come tutta la famiglia. Mi hanno portato allo stadio Dall’Ara che avevo meno di tre anni. E nella mia camera c’è la bandiera del Bologna autografata, mio fratello mi ha obbligato a portarla e ad appenderla insieme a quella italiana".

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