"Ma quanto è bella la mia V nera? Djordjevic ha trasmesso energia"

Di Bella, capitano dell’ultima sfida tricolore: "Il confronto con Milano fa bene a tutto il movimento. Sono sempre stato un sostenitore bianconero"

Fabio Di Bella, classe 2008, ha giocato con la maglia della Virtus dal 2005 al 2008

Fabio Di Bella, classe 2008, ha giocato con la maglia della Virtus dal 2005 al 2008

di Alessandro Gallo

C’è un tifoso speciale che gioisce e soffre da Pavia. Il suo nome è Fabio Di Bella. Dibo, oggi 42 anni, allena a Pavia, in serie B. E’ stato il capitano della Virtus dell’ultima finale scudetto nel 2007. Per lui tre stagioni in bianconero e mille emozioni.

Sposato con Benedetta, papà di Teodora (5 anni), Dibo gestisce la scuola basket creata con papà Aldo (scomparso nel 2013), "Here you can". Prima della pandemia, capitan Di Bella aveva messo insieme 1.100 giovani.

Di Bella, ma il suo tifo per la Virtus?

"La V nera per me è sempre stata speciale. Tutti tifavano Milano, io ero affascinato dalla Virtus. Poi ho visto Danilovic".

E nel 2005 firma per la Virtus.

"Un sogno. Sono diventato anche capitano. Della mia squadra del cuore".

Che è di nuovo in finale.

"Finale che fa bene a tutti, alla Virtus, al movimento. E’ lo sport che rinasce e che risorge".

Si aspettava la Virtus in finale?

"Ci speravo. Tanti investimenti, allenatore e giocatori di livello. Poi Bologna è speciale".

Perché?

"Il basket si respira a ogni angolo. E’ anche un peso da portare. A volte piacevole a volte no. Vado a memoria: ma a Bologna non è stato discusso anche Messina?".

Vero, prima del derby di Natale del 2000.

"Bologna e la Virtus ti spingono a dare il massimo. Nel 2006 ero reduce dai Mondiali. Avevo un’ernia già espulsa. Strinsi i denti perché volevo arrivare al derby e vincerlo. Andò tutto bene".

Lei tornò in tempo per playoff e finale. Oggi si può parlare di scudetto?

"Di finale scudetto. Il peso, prima delle gare a Milano, era sulle spalle dell’Olimpia. Ora passa su quelle della Virtus. Che dovrà essere brava a gestire questo senso di responsabilità".

Chi le piace della Virtus?

"Faccio prima a dire chi non mi piace".

Lo dica.

"Nessuno. Tutti stanno facendo bene. Da Teodosic, Belinelli e Markovic te lo aspetti. Ma penso ad Alibegovic, Weems e agli azzurri Ricci, Pajola e Abass. Che bravi. Ma il meglio l’ha dato Djordjevic. Ha trasmesso energia, positività. Milano è una corazzata e ha tutte le possibilità di riprendersi. Ma quanto è bella questa Virtus?".

Lei perse in finale. Rimpianti?

"Siena si stava apprestando a diventare una superpotenza. Noi arrivammo in finale a sorpresa. Il rammarico è non aver avuto né Michelori né Lang".

La vedremo alla Segafredo Arena?

"Magari, mi piacerebbe".

Ha citato i Mondiali 2006. Con lei c’era un giovane Belinelli. Entrambi giocaste alla grande contro gli Stati Uniti.

"Beli, da lì a un anno, fu scelto nel draft Nba, era un bambino. Ma sono felice del mio percorso. Mai fatto un raduno giovanile con l’Italia. Partendo dalla serie D arrivai alla maglia azzurra".

E alla Virtus.

"Già. Posso aggiungere una cosa".

Prego.

"Forza Virtus".

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