Gigi Maifredi, sabato il Bologna ritrova Motta da allenatore della Juve: dai tifosi del Bologna lei si aspetta fischi, applausi o indifferenza?
"Thiago è il passato, quindi se fossi un tifoso del Bologna eviterei di dedicargli particolari attenzioni. Il presente del Bologna si chiama Italiano, un allenatore che oltretutto dall’inizio della stagione ha sistemato molte cose. Quindi penserei soprattutto a sostenere lui".
Resta il fatto che Motta per i bolognesi non può essere un avversario qualunque, specie per come a maggio è maturato il divorzio: tra lanci di coltelli.
"Dico subito come la penso: Thiago per Bologna non è stato un traditore. Ha confezionato una stagione trionfale, deve aver pensato che sarebbe stato impossibile ripeterla e ha fatto quello che avrebbe fatto ogni allenatore ambizioso: cogliere al volo un’occasione professionale di crescita importante".
Quello che fece lei nell’estate del ‘90 salutando il Bologna e sedendosi sulla panchina bianconera.
"Non accosterei la mia storia a quella di Motta, semplicemente perché l’esperienza che ho vissuto io a Bologna è stata unica. In rossoblù ho fatto tre anni uno più bello dell’altro, i bolognesi mi avevano adottato e mi sentivo bolognese dentro".
Poi un bel giorno arrivò una telefonata da Torino.
"Tutti sanno come andò. Così come non rivelo nulla di nuovo nel ricordare che la Juve avrebbe voluto darmi la panchina già prima di quell’estate. Ma avevo un contratto col Bologna e un rapporto speciale con la città. In più Corioni, nel mettersi di mezzo, mi disse cose che emotivamente mi toccarono e mi vincolarono a restare".
L’11 novembre 1990 lei tornò per la prima volta al Dall’Ara da allenatore della Juve e uno striscione in curva Andrea Costa recitava: ‘Maifredi lo senti l’amore della tua curva? Bologna ti abbraccia’.
"Vincemmo con un rigore di Baggio (concesso per un contatto quasi inesistente in area rossoblù tra Negro e Schillaci, ndr), Detari invece il rigore lo sbagliò. Alla fine ero contento per la vittoria ma non contentissimo: avevo dato un dispiacere a una città con la quale per tre anni ero stato una cosa sola".
L’anno dopo però tornò a sedersi sulla panchina del Bologna in B e fu esonerato dopo 11 giornate.
"Non ero più il Maifredi di due anni prima, sbagliai a tornare".
E il Motta allenatore della Juve in cosa sta sbagliando se è vero che la sua squadra prende pochissimi gol ma non segna?
"Nel giudicare il lavoro di Thiago non si può non tener conto dei tanti infortuni con cui ha dovuto fare i conti. Sono convinto che alla lunga porterà la sua idea di calcio, ma serve pazienza".
Alla Juve concedono il tempo di crescere e di imparare a vincere?
"Vedo un’informazione più benevola nei suoi confronti. Forse perché anche a Torino hanno capito che tutto e subito non si può ottenere. Però questa storia della compattezza difensiva regge solo in Italia: in Premier League non credo che i tifosi festeggino i ‘clean sheet’".
In tutto questo Italiano, Champions esclusa, ha dato un verso al Bologna.
"Riuscire a fare una stagione non troppo distante, in termini di risultati, rispetto a quella fatta da Motta per il Bologna sarebbe già un grande risultato. Italiano quest’anno è atteso da un bel banco di prova: più tosto di quello dei suoi tre anni a Firenze. Perché qui, e torniamo al punto di partenza, viene dopo un capolavoro".
Ci inoltriamo nel terreno della fantascienza: un Thiago-bis a Bologna, in un futuro indefinito, è mai ipotizzabile?
"Perché no? Motta punta ad allenare i top club, ma al di là di quelli che oggi sono i sentimenti dei bolognesi nei suoi confronti non vedo impossibile tra qualche anno un suo ritorno".
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