Mostra torce olimpiche a Bologna: mercoledì l'inaugurazione

Al PalaDozza milioni di emozioni che vengono generate da un percorso che si può fare anche da soli. Una visita accurata che può durare dai 30 ai 40 minuti e che ci racconta uno spaccato dettagliato di storia sportiva. Di storia e di sport con la S maiuscola

La mostra delle torce olimpiche a Bologna (foto Schicchi)

La mostra delle torce olimpiche a Bologna (foto Schicchi)

Bologna, 18 maggio 2021 - Domani l’inaugurazione ufficiale della mostra delle torce olimpiche. Alle 11 ci saranno l’assessore allo sport del Comune di Bologna, Matteo Lepore, come padrone di casa, perché la rassegna è in programma, fino al 31 maggio (apertura tutti i giorni dalle 10 alle 19 con ingresso gratuito) al PalaDozza, il salotto buono della città. Ma ci sarà un altro padrone di casa, Cesare Mattei, presidente della Sef Virtus, perché la polisportiva bianconera, creata nel 1871 da Emilio Baumann, festeggia i 150 anni di vita. Il terzo padrone di casa sarà Andrea Dondi, presidente del Coni Emilia Romagna, perché la mostra è di proprietà del Comitato olimpico. 

Prima ancora dell’apertura ufficiale, la mostra, che è già pronta, nell’anello basso del PalaDozza (ingresso da piazza Azzarita) è stata messa a disposizione dagli addetti ai lavori. Una quarantina di pannelli, una decina di teche, alcune divise ma, soprattutto, milioni di emozioni che vengono generate da un percorso che si può fare anche da soli, lasciandosi trasportare dai ricordi o dalle immagini. Una visita accurata che può durare dai 30 ai 40 minuti e che ci racconta uno spaccato dettagliato di storia sportiva. Di storia e di sport con la S maiuscola.

Prima di tutto il prestigio: la mostra delle torce - ci sono tutte, dal 1936 a oggi, con l’aggiunta di due edizioni invernali (ovviamente Cortina 1956 e Torino 2006) - in passato è stata a Narni, Reggio Calabria e Matera. E, per questo 2021, sarà visibile solo a Bologna. Sapete qual è la torcia più pesante? Quella di Berlino 1936: 1 chilo e 800 grammi. La più leggera? Montreal 1976, forse è anche la più brutta (dal punto di vista estetico): 540 grammi. Perché la più brutta quella del Canada? Non tanto per il colore (acero, simbolo del paese), quanto per il formato. Sembra una di quelle mazze ferrate che i cavalieri medievali - così almeno abbiamo imparato da altre immagini che ci arrivano dal passato - usavano allegramente per rompersi la testa in battaglia. Formati e fogge diverse, alcune con simboli e tracciati dei percorsi affrontati. Ci sono anche le storie dei tragitti definiti. Per Città del Messico 1968, per esempio, si cercò in qualche modo di seguire la rotta che aveva portato Cristoforo Colombo a scoprire un nuovo continente.

Fu Adolf Hitler, nel 1936, a introdurre, ai fini propagandistici, questo rito. In precedenza, c’era solo il braciere di Olimpia. Da Berlino in poi, la figura del tedoforo e delle staffette divenne qualcosa di comune. Ogni teca è dotata di tablet che ripercorre per immagini e filmati i momenti più suggestivi. E quindi si possono rivivere anche le gioia di Ondina Valla, la prima italiana a vincere una medaglia d’oro ai Giochi, il cui compleanno cadrà tra due giorni, il 20 maggio. E nel nome di Ondina partirà una raccolta di firme perché, in futuro, il 20 maggio sia considerata la giornata delle sportive. Perché fu Ondina da Santa Viola, con i suoi 80 ostacoli, a rivoluzionare un mondo che fino a quel momento era abbastanza maschile.

Non va dimenticato che, proprio Ondina, avrebbe già potuto partecipare ai Giochi di Los Angeles nel 1932. Ma che non fu mandata perché Trebisonda, che allora aveva solo 16 anni ed era solo una ragazza, avrebbe dovuto viaggiare - non in volo, ma su una nave - in compagna di una delegazione maschile.

E questo era ritenuto “sconveniente” sia dai tempi, sia dal regime fascista. Ci sono anche alcune divise e, a proposito di tenute, grazie agli eredi di Mario Alesini, la Sef Virtus potrà fare un doppio regalo tanto al Coni quanto alla Fip. Mario Alesini era un giocatore della Virtus Pallacanestro che, insieme con il suo capitano, Achille Canna, prese parte alle Olimpiadi di Roma 1960. La Sef donerà la divisa di rappresentanza di Alesini al Coni, che non aveva un esemplare del genere nei propri archivi.

La divisa da gioco, invece, sarà destinata alla Fip che, proprio in questo 2021, festeggia i primi cent’anni di vita. Insieme con le torce e le divise, c’è anche il cammino della Virtus. I pannelli che ricordano, per immagini, i grandi della società. Emilio Baumann e Ondina Valla su tutti, certo. Ma anche Pino Dordoni e Calanchini, Sirola e Merlo, Brunamonti e Danilovic, Villalta e Binelli.

Ci sono anche le immagini di Teodosic e Belinelli e soprattutto quella di Alessandro Pajola, che l’altra sera ha deciso il quarto di finale di basket con Treviso. Pajola è ormai a tutti gli effetti Capitan Futuro. La storia e il Futuro insieme: una mostra da non perdere. Grazie alla Sef Virtus e al curatore di Virtus 150 Luca Corsolini.

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