
Bologna, 8 marzo 2023 – Se il calcio fosse una materia in cui il buonsenso ha diritto di cittadinanza mai finirebbe sulla griglia un allenatore, come Thiago Motta, reo confesso di aver fallito la preparazione di una partita, dopo averne firmate tante di quasi perfette.
Se poi fosse una scienza esatta non ci sarebbe ragione di recriminare per l’esclusione dalla sfida col Torino di Marko Arnautovic, dal momento che fin qui, numeri alla mano, il fatturato rossoblù senza il nazionale austriaco è più o meno doppio rispetto a quello che la squadra ha ottenuto con il suo capocannoniere in campo. Ma parliamo di calcio e, soprattutto, parliamo di Arnautovic: uno che quando gioca se ne parla e quando non gioca, specie se è sano, inevitabilmente se ne parla ancora di più.
Ecco perché l’esclusione eccellente di Torino fa rumore non meno del piano partita fallito da Motta, nella notte in cui il Bologna poteva mettere la freccia sulla strada per l’Europa e invece ha fallito la prova.
Arnautovic, dicevamo. Partiamo da una quasi certezza: in un Bologna che colpevolmente nel primo tempo si è arroccato davanti a Skorupski assecondando il piano partita di chi riteneva vantaggioso non concedere la profondità al Torino (l’errore ammesso da Motta a fine gara), anche Osimhen probabilmente non avrebbe strusciato palla.
Ma poi al 57’ Thiago ha corretto l’errore gettando nella mischia Zirkzee e spostando Barrow all’ala. Domanda: perché Zirkzee e non Arnautovic? E qui entriamo in un terreno scivoloso. Nulla vieta di pensare che, zavorrato da un lungo periodo di assenza (negli ultimi due mesi ha giocato solo la mezzora finale col Monza il 12 febbraio), oggi Arnautovic sia più a corto di condizione rispetto a Zirkzee, il cui infortunio più recente lo aveva fermato solo per tre partite.
Di sicuro non aiuta a sbrogliare la matassa l’ermetismo assoluto di Motta, che ogni volta che è chiamato a rispondere a una domanda sul suo calciatore più rappresentativo s’irrigidisce e ribadisce il concetto, a lui molto caro, che in un gruppo non esistono scorciatoie per i big: gioca solo chi è più in forma, a prescindere dal nome e dal pedigree. Non sta scritto da nessuna parte che con Arnautovic in campo nel secondo tempo il Bologna lunedì notte avrebbe saputo ribaltare la partita.
Però nel tabellino sta scritto 94 minuti per Barrow e zero per Arnautovic: e questa è una scelta tecnica difficilmente difendibile. Poi occorre mettere sulla bilancia i numeri: 19 punti raccolti nelle 10 partite senza Arnautovic (media 1,9 a partita) a fronte dei 16 racimolati nelle 15 gare con Marko presente (media 1,07). Basta per azzardare che questo Bologna possa prescindere da Arnautovic?
Ovviamente no, trattandosi dell’unico ‘top player’ di Casteldebole. Quanto ai rapporti personali tra centravanti e allenatore empatia non è la prima parola che viene in mente. Giugno però è lontano, e con esso l’ora delle decisioni: avanti insieme (Marko ha un altro anno di contratto) oppure ognuno per la sua strada? Le tredici partite che restano da giocare faranno luce sull’esito della storia.