Paramatti: "Bologna, regalami l’Europa"

"Da appassionato sogno che la squadra possa tornare ad assaporare le emozioni che ho provato in giro per il Vecchio Continente"

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di Massimo Vitali

Venticinque anni fa Michele Paramatti arava la fascia sinistra del Bologna piantandovi fiori che ancora adesso luccicano nel grande giardino della storia rossoblù. Oggi Paramatti continua a calpestare l’erba, ma è quella dei campi da golf.

"Dal calcio sono scappato subito e non ho voluto più far parte di quel mondo", racconta Michele. Che però, dalla sua casa di Lugo, un occhio interessato alle vicende rossoblù lo getta sempre.

Paramatti, perché è scappato a gambe levate dal pallone?

"Per me il calcio, negli anni in cui giocavo, era prima di tutto una passione, poi è diventato un mestiere e alla fine si è trasformato in una fonte di guadagno. Oggi l’ordine di quelle tre componenti si è invertito: prima viene il business, che non guarda in faccia a nessuno, poi la voglia di divertirsi. Non è il mio mondo".

Il mondo del Bologna, invece, in estate ha abbracciato Sartori: ma quanta fatica a costruire la squadra.

"Qual è la forza che in carriera ha sempre dimostrato Sartori? Quella di vedere potenzialità anche in calciatori ai più sconosciuti. Per fare grande una squadra non sempre serve il grande nome: meglio prendere giocatori funzionali".

Sembra quasi la parabola di Paramatti, che un anno prima di essere ingaggiato da Oriali in estate si allenava con i disoccupati a Milano Marittima.

"Quello in effetti è stato il mio percorso: ma non sono stato l’unico. Tanti ragazzi sono arrivati tardi in serie A, attraverso la pazienza e il sacrificio".

In tre anni da disoccupato a compagno di squadra di Roberto Baggio. E Ulivieri un giorno disse: ‘C’è un mio giocatore che quando va al bar si pavoneggia perché in allenamento palleggia con Baggio’.

"Renzaccio spesso usava me come terminale dei messaggi che voleva far arrivare alla squadra. Però in quegli anni quanto ci siamo divertiti!".

Ventitré anni fa quel Bologna giocò una semifinale di Coppa Uefa col Marsiglia, con tanto di un suo gol: il Bologna di Saputo, invece, l’Europa non l’ha mai nemmeno sfiorata.

"Le cose vanno costruite nel tempo. Saputo va ringraziato per aver dato solidità al club e il nuovo stadio gliene darebbe ancora di più: certo il salto di qualità sul campo me lo sarei già aspettato anch’io. Da tifoso del Bologna posso solo augurare a questa piazza di tornare a vivere le notturne in Europa: so bene le emozioni che può dare giocare in una Coppa".

Lei ha alzato al cielo anche uno scudetto con la Juve e nessun tifoso del Bologna dimenticherà mai le lacrime a Casteldebole nella conferenza stampa dell’addio.

"Ma non sanno quello che c’era dietro: e oggi posso raccontarlo. Quando stavo per firmare il prolungamento di contratto col Bologna arrivò la proposta della Lazio. Passa un giorno e a metà allenamento mi dicono: ‘Fai un salto in ufficio che ti vogliono al telefono’. Erano i dirigenti della Juve, che scavalcarono l’offerta della Lazio. E pensare che a Oriali era arrivata perfino una telefonata dell’Inter. Pazzesco: in pochi giorni ho ricevuto più proposte, e che proposte, che in quindici anni di carriera".

Mihajlovic eroicamente ha guidato la squadra dalla panchina in Coppa Italia.

"Ho visto e faccio il tifo perché possa continuare a farlo. Quando Ulivieri si assentava lasciava il comando a Buso, ma ovviamente era diverso. Alla lunga l’assenza di un allenatore si paga".

Che cosa fa Paramatti oggi?

"Casa, lavoro (nel ramo immobiliare, ndr) e golf. Mi sfido con Dossena, Donadoni, Cristallini, Tassotti, Del Piero. Vinco anche qualche torneo eh...".

Gioca bene gioca male Paramatti va spesso in buca.

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