Pelussi: "Capitano della Virtus, che orgoglio"

Andres protagonista a Bologna dal 2003 al 2006: "Markovski mi faceva marcare di tutto, dal play al pivot. E spesso ci riuscivo"

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"Sono preoccupato. Ho tanti amici in Italia. Guardo la tivù e leggo i giornali. Fai sapere ai miei amici che gli sono vicino. Qui è tutto chiuso, abbiamo giocato d’anticipo. Ma questo virus spaventa. Ma tornerò presto dai miei amici di Bologna. Promesso".

Musica e parole di Andres Ricardo Pelussi che della Virtus (81 presenze dal 2003 al 2006), non più tardi di quindici anni fa, è stato capitano. Argentino come Manu Ginobili e, come l’idolo di Bahia Blanca, entrato nel cuore dei tifosi Virtus. Così legato ai bianconeri da seguire ancora le partite e i siti e le pagine curate dai tifosi. Come quelle dei Forever Boys.

"Così ho capito dove è stato montato un palazzetto in zona Fiera. Ma veramente non si gioca più al PalaMalaguti?". Interessato da tutto quello che accade a Bologna che lui, Pelussi, non ha mai dimenticato.

"Sono rimasto a Bologna per tre stagioni, tre anni indimenticabili. Mi sarebbe piaciuto rimanere ancora. Poi sono tornato in patria. Mi sono rotto il tendine d’Achille due volte, sempre nello stesso punto. E allora ho deciso di smettere. Oggi sono più ‘gordo’ rispetto ai miei tempi bolognesi. Peso 122 chili, una decina in più di quando indossavo la maglia della Virtus".

Tre anni, i primi in LegaDue, la promozione con Giordano Consolini e le visioni, in serie A, di Zare Markovski. Senza dimenticare quella prima esperienza (Giampiero Ticchi all’inizio, Alberto Bucci alla fine), terminata con la finale promozione persa con Jesi. "Ho saputo della scomparsa di Alberto. Mi è spiaciuto tanto. E’ uno dei grandi allenatori che ho avuto".

I ricordi di Andres spaziano dal campo alla cucina, senza dimenticare il derby.

"Mangiavo spesso alla Braseria – insiste –. Poi scoprii la trattoria di Ponte Rivabella. Ugo Bartolini era ed è un grande tifoso Fortitudo, ma era un ragazzo che conosceva tutto del mondo della pallacanestro. Era un piacere parlare con lui, sapeva già tutto".

Pelussi ricorda le specialità di Ugo. "Crescentine, tigelle, squacquerone e prosciutto. Poi andavo alla Langouste. E c’era un locale, a Castel Maggiore, gestito da Mimmo, la Rosa Due. Era tutti ragazzi originari di Napoli. Adoravano Maradona e avevano un feeling particolare con noi argentini. Ci andavo a mezzogiorno e sera: con Mimmo facevo lunghe chiacchierate".

Non solo a tavola, però: Andres ha in mente i nomi dei compagni. "Marko Milic, Dusan Vukcevic e Fabio Di Bella. Tutti grandi giocatori. Qualche anno fa ho incontrato David Bluthenthal alla Summer League. Poi Nacho Rodilla e Sam Podestà. Bravi ragazzi, senza dimenticare i tecnici".

Pelussi entrò nel cuore dei tifosi per il suo approccio generoso e accattivante. "Non conosco altro modo di giocare – spiega –. Giochi, poi, per come sei. E io ho sempre vissuto mettendo nella vita, come in campo, tutto quello che avevo. E senza la grinta…".

E senza quel pizzico di incoscienza che dovette ampliare con la gestione Markovski.

"Zare mi faceva marcare di tutto. Dovevo essere in grado di fermare McIntyre, che era un play, così come Van den Spiegel, che era altissimo. Dall’1 al 5: dovevo essere pronto. Dovevo studiare gli avversari, ma farlo bene perché, in difesa, avrei potuto accoppiarmi con qualsiasi avversario, indipendentemente dal ruolo".

La cavalcata in A2 con Consolini, poi il sogno playoff, con Markovski, svanito in volata.

"Era una squadra, quella neopromossa in serie A, che giocava bene. Davamo spettacolo. Per tutto il girone di andata rimanemmo nelle prime posizioni. Poi, sul finire, un piccolo calo. Se non sbaglio, rimanemmo fuori per la differenza canestri con Napoli. Un rimpianto perché quella Virtus giocava bene. Ricordo anche il derby, la rivalità con la Fortitudo che aveva vinto lo scudetto da poco. E in quel momento era forte. Qualche tempo fa, insieme con le mie figlie, Greta di 13 anni ed Ema di 11, abbiamo rivisto su youtube i miei derby. L’ho fatto con orgoglio, perché sono felice e fiero di aver indossato la maglia della Virtus".

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