Quando i No Var hanno ragione

Paolo Grilli

on il Var gli errori sul fuorigioco sono ridotti a zero, perché per giudicare le situazioni oggettive sul campo è uno strumento infallibile". La convinzione, con tinte forti di illusione (e di consolazione), che ci siamo trascinati dal 2017, anno dell’introduzione dell’assistente video dell’arbitro, si è sbriciolata fragorosamente sabato con il pasticciaccio Pairetto-Nasca a La Spezia. Un ritorno a un passato di cui non avevamo nostalgia. Pensavamo che il caso Turone – lì il fuorigioco era nullo ma venne sancito – fosse per sempre confinato al lato oscuro del nostro pallone, quello che le poche telecamere a disposizione non riuscivano ad illuminare. Pur con mille occhi elettronici pronti a vivisezionare, oggi, ogni millimetrico movimento in una partita, l’offside di Acerbi è riuscito invece a farsi largo nelle maglie della tecnologia. Inevitabile, quindi, che si sollevasse un polverone così grande da coinvolgere pure l’“esterno“ Mourinho.

Viene quasi voglia di invocare un Var per il Var, tanti sono gli episodi arbitrali oggetto di acceso dibattito. Si ribadirà che l’errore umano non è eliminabile del tutto (sembra che Pairetto abbia sentito un "ok" in realtà non proferito da Nasca), e che la qualità delle direzioni arbitrali è nel frattempo migliorata. Però, senza diventare No Var, non è forse il caso di ridurre le aspettative salvifiche su questo aiutante? E di investire di più sulla preparazione degli arbitri?

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro