L'ex allenatore del Bologna Fc Renzo Ulivieri: "Sinisa è l’anima di questa squadra"

Il presidente di AssoAllenatori: "Mihajlovic un condottiero vero anche nel dramma della malattia. I rossoblù stanno giocando per lui e si vede"

L'ex allenatore del Bologna, Renzo Ulivieri

L'ex allenatore del Bologna, Renzo Ulivieri

Bologna, 30 aprile 2022 - L’allenatore che guida dall’ospedale. Il gruppo che stende una candidata allo scudetto e il giorno dopo va ad abbracciare, seppure a distanza, l’uomo che, oltre che allenarli, sta giocando una partita infinitamente più importante di Bologna-Inter. La città che si compatta attorno a una squadra che si è ritrovata nelle difficoltà. Anzi, dice il grande ex rossoblù e attuale presidente dell’Associazione Allenatori Renzo Ulivieri, "nelle motivazioni, che sono le vere leve che muovono il calcio".

Ulivieri, come spiega la rinascita del Bologna?

"Proprio in questa parola: motivazione. Una volta raggiunta la salvezza questa squadra si era infilata in una stagione priva di particolari significati. Poi Mihajlovic ha dovuto fronteggiare di nuovo la malattia: trovatemi per un gruppo una motivazione più forte di questa".

Quindi è la testa che oggi in campo fa la differenza?

"Il Bologna ha anche dei valori tecnici, ma la motivazione adesso è decisiva. Nel ’15-’18 i nostri soldati uscivano dalle trincee al grido di ‘Savoia!’. Posso dirlo? Non era una motivazione, era un inganno. L’esercito è popolo e in guerra il popolo viene sempre ingannato...".

A Casteldebole invece?

"Non c’è nessun inganno. C’è un allenatore che lotta contro la malattia e un gruppo che appena l’ha saputo ha sentito una scossa nel profondo del cuore".

La fantasia per scovare nuove motivazioni a lei non è mai mancata nei quattro anni sulla panchina del Bologna.

"Sì, ma tutta robetta di fronte a un allenatore alle prese con un problema di salute serio. L’anno della promozione in A a sei partite dalla fine m’inventai il torneo dei bar. Funzionò, ma era un gioco: la vicenda di Sinisa invece è vita vera".

Che ruolo gioca la città in questa storia?

"L’ho sempre detto: Bologna è ‘multi’, è una città dalle mille sfaccettature. Se riesci a entrare nelle sue pieghe, come capitò a me, può darti delle risposte incredibili sul piano dei sentimenti. Perché il calcio cerchiamo sempre di decifrarlo attraverso i numeri, che peraltro sono importanti, ma spesso ci dimentichiamo la cosa più importante, ovvero che una partita è un intreccio di sentimenti".

Allude anche a Bologna-Inter?

"Certo. In tanti momenti il Bologna ha sofferto e l’Inter sembrava poter mettere al sicuro il risultato. Però questo Bologna ha un’anima e adesso può lottare senza l’assillo della classifica".

Mihajlovic ha ancora un anno di contratto. Detto che l’unica cosa che conta è la salute, lei al posto del club come si comporterebbe?

"Non posso dare consigli alla società. Quello che posso dire è che Sinisa è un allenatore che anche nei momenti di difficoltà, e parliamo di difficoltà uniche nel loro genere, ha saputo tenere la barra dritta. Faccio una domanda: chi è stato il vero punto di riferimento del Bologna in tutti questi anni? Risposta facile: Mihajlovic. Che sia in ospedale o a bordocampo Sinisa interpreta un ruolo che per indole gli piace: quello del condottiero".

Un altro che in campo non si tira mai indietro è Arnautovic.

"Con l’Inter, gol a parte, gli ho visto fare cose che di solito un centravanti non fa: pressare, correre, aiutare i compagni. Ricordate quando vi dicevo che a me garbano i calciatori che ragionano col ‘noi’ al posto dell’’io’? Ecco, Arnautovic usa il ‘noi’".

In tutto questo lei da allenatore delle ragazze del Pontedera, in serie C, si è appena preso quattro giornate di squalifica per insulti all’arbitro.

"Meritate, per quello che gli ho detto. Ma l’arbitro in panchina aveva appena espulso mia figlia Valentina, che del Pontedera è il presidente, per una cosa che non sta nè in cielo né in terra. E non ci ho più visto".

 

 

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