
Renzo Ulivieri alla consegna del premio Bulgarelli a Vincenzo Italiano (Schicchi)
Renzo Ulivieri, Italiano ha un contratto col Bologna ma in tanti gli stanno facendo la corte. E’ naturale: succede a tutti gli allenatori bravi. E lui quest’anno ha fatto qualcosa di veramente speciale. Lunedì ero a Bologna alla consegna del ‘Premio Bulgarelli’ ed è stata l’occasione per fargli i complimenti. Anche per la sensibilità dimostrata in quel pensiero per la famiglia di Joe Barone dopo la vittoria della Coppa Italia.
I complimenti del presidente dell’Associazione Allenatori hanno un valore doppio. Ma la stagione di Italiano è anche uno spot per la scuola allenatori di Coverciano. "Lo è, senza dubbio. Soprattutto per come lui ha saputo declinare un concetto fondamentale, che insegniamo a tutti quelli che fanno il corso: la flessibilità."
Ovvero? "Italiano a Bologna ha cambiato tanto rispetto agli anni di Firenze. Le idee di base le ha conservate, ma poi è stato a bravo a modificare tante piccole grandi cose che alla fine hanno fatto la differenza. Bravo soprattutto ad adattarsi alle caratteristiche dei giocatori e alla filosofia di lavoro che a quei giocatori era stata trasmessa da chi c’era prima. Ecco, se metti insieme tutte queste cose esce il senso di quello che dev’essere l’allenatore."
Oggi Italiano ha una città ai piedi, un contratto in essere con la prospettiva concreta di rinnovo ma tante pretendenti. Lei cosa gli consiglierebbe di fare? "Non me la sento di dargli dei consigli. A parte uno: dia retta al cuore."
Beh qui stravincerebbe Bologna. Lei il 14 maggio era nella tribuna dell’Olimpico e ha visto la festa dei trentamila. "C’ero e mi sono emozionato: nel toccare con mano tutto quell’affetto ho rivisto la mia Bologna. Ma potrei pure togliere l’aggettivo ‘mia’: Bologna è questo, punto. Bologna è quei centocinquanta ragazzi della curva che mi sono venuti a salutare a casa, a San Miniato, quando la squadra giocava in Coppa Italia a Empoli."
Trent’anni fa il suo Bologna batteva in trasferta la Pro Sesto, penultima giornata di un campionato di C1 vinto in carrozza: 2-0, gol di Doni e Nervo, era il 21 maggio 1995. "Di strada ne ha fatta da allora questo club. Oggi c’è Saputo, che rappresenta una grande proprietà. Ma vorrei ricordare il mio presidente Gazzoni, che dalla C portò il Bologna a una semifinale di Coppa Uefa."
Il Bologna di Saputo invece dove può arrivare? "Io penso che collocarsi dove oggi sta l’Atalanta sia la strada più percorribile. Del resto la proprietà è forte e i dirigenti s’intendono sia di calcio che di economia."
E in campo tutti declinano i pensieri e gli sforzi al noi piuttosto che all’io: come piace a lei. "La finale dell’Olimpico è stato il manifesto perfetto di questa filosofia che fa la fortuna di ogni allenatore. Bravo Vincenzo a ‘esasperare’ questo concetto e bravo chi l’ha preceduto, che ha allenato il gruppo a questa predisposizione."
Ancelotti sulla panchina del Brasile che cosa le suggerisce? "Che la tanto bistrattata scuola italiana di allenatori dai tempi del catenaccio e contropiede ha fatto passi da gigante."
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