Riccardo Moraschini, un anno per doping. "Sono pulito e lo dimostrerò a tutti"

L’ex Virtus, oggi all’Olimpia, si difende: "Tradito da una contaminazione indiretta, punizione incomprensibile"

Riccardo Moraschini pressato da Milos Teodosic in Italia-Serbia dello scorso luglio

Riccardo Moraschini pressato da Milos Teodosic in Italia-Serbia dello scorso luglio

Bologna, 4 gennaio 2022 -  Riccardo Moraschini squalificato un anno per doping. Una vera tegola caduta sulla testa del trentenne giocatore di Cento cresciuto nella Virtus, dove ha fatto tutta la trafila delle giovanili, e oggi in forza all’Armani Milano. "Sono pulito – racconta Moraschini – e per questo mi appellerò contro una decisione che sento profondamente ingiusta. Farò ricorso perché non ho fatto nulla di male e anche la procura nazionale antidoping ha riconosciuto che la mia positività non è dovuta ad un fatto intenzionale. Devo andare in appello anche per tutte quelle persone che in queste settimane mi hanno fatto sentire la loro solidarietà credendo nella mia buona fede e per chi mi è ancora vicino, come la mia mamma, che ieri compiva gli anni e non ha potuto festeggiare per questa pessima notizia".  

Come è accaduto? "Sono diventato positivo per una contaminazione indiretta, per osmosi. Una persona che ho frequentato assiduamente stava usando uno spray cicatrizzante consigliato da un farmacista per curare una ferita. Quel medicinale conteneva il Clostebol, una sostanza proibita solo in Italia e in Sudafrica, e per la sua volatilità é come se l’avessi assunta anche io. E’ stato accertato senza ombra di dubbio che i fatti sono andati così, ma questo non è bastato per dimostrare la mia innocenza".  

Il 21 ottobre viene sospeso. Cosa succede? "Quando mi hanno comunicano la positività mi è crollato il mondo addosso. Sono professionista da 15 anni, da quando ne avevo 6 gioco a pallacanestro e ho fatto tanti sacrifici per realizzare quello che allora era un semplice sogno. Ho riconquistato la nazionale in modo pulito, senza mezzucci e senza scorciatoie, ho sempre rispettato le regole e per questo non capivo. Poi quando ho ricostruito la cosa, mi sono detto è stata una coincidenza sfortunata e lo dimostrerò. L’ho fatto, ma non è bastato per essere giudicato una persona per bene".  

E’ più arrabbiato o più deluso? "Ho tanta rabbia dentro perché non posso fare nulla. Non sono neppure in grado di presentare l’appello perché per farlo devo prima conoscere le motivazioni della condanna. Ad oggi conosco solo la pena, un anno di squalifica che mi sembra una enormità per una positività non intenzionale. Quando sai di non aver fatto nulla diventa difficile accettare tutto questo, ma una cosa è certa: reagirò e mi rialzerò. Sono sempre stato una persona corretta e cancellerò anche questa macchia che non mi appartiene e che non merito".  

Ci sono voluti più di due mesi per arrivare a questa sentenza e ora ci vorrà altro tempo per l’appello. Che farà intanto? "Mi alleno da solo in palestra, perché le regole non mi consentono di fare altrimenti e io non ho nessuna intenzione di infrangerle. L’attesa è snervante essendo fuori dal tuo controllo tutto quello che deve succedere per uscirne in modo pulito. Quando sei infortunato, hai una tabella di recupero e sai che se riposi bene e se segui i medici e i preparatori guarirai. Qui, invece, devi aspettare un qualcosa che non dipende da te".  

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