
di Gianmarco
Marchini
Cercavano entrambi il riscatto, ma trovano un pareggio. Al culmine di una partita sporca, certo non bellissima, ma gonfia di emozioni, Thiago Motta e Allegri devono spartirsi un punticino che non stravolge la vita di nessuno: in meglio, chiaramente. Non riesce a riscrivere la Storia, il Bologna, che in casa non batte la Juventus dal 1998: ha aspettato questa gioia venticinque anni, il pubblico del Dall’Ara (ieri con il record stagionale di trentamila spettatori) e dovrà aspettare ancora. Diverso il sapore dell’attesa per i bianconeri, che hanno sempre meno tempo per cambiare la storia di questa stagione sbagliata, maledetta e destinata a chissà quale epilogo. Allegri, intanto, resta attaccato alla qualificazione in Champions e alla semifinale in Europa League per evitare quella parola che il suo guru spirituale Giannis Antetokounmpo non contempla: fallimento. Ma fallimento sarebbe, c’è poco da dire. ll pari di ieri conferma, invece, come l’annata del Bologna di Thiago meriti solo applausi, compresi quelli del patron Saputo in tribuna, anche se il punto che alla fine resta tra le mani sa quasi di resa all’Europa, almeno alla qualificazione da piazzamento, perché l’Atalanta settima è ora lontana dieci lunghezze. I rossoblù dovranno essere presenti se e quando i tribunali della giustizia sportiva daranno una sentenza e una classifica definitive. Anche perché la fila di quelli con il bigliettino in mano è folta, con la Fiorentina appaiata a 45 punti, il Monza a 44 e il Sassuolo a 43. Dal farsi trovare pronti al ritrovarsi, perché la prestazione di ieri è sicuramente una grande risposta dopo la brutta sconfitta di Verona. Una risposta nell’atteggiamento generale, anche se la differenza è poi in un singolo nome: Orsolini. Fuori al Bentegodi (per il fantasma Aebischer), dentro ieri: pronti-via, Orso ubriaca Danilo e si conquista un rigore assegnato direttamente dalla centrale Var di Lissone, perché quella sul posto non funziona.
Come con il Milan, il Bologna è bravo a scappare, poi si fa riprendere, ma non crolla, anzi sfiora addirittura di gòdere con Aebischer che al 39’ della ripresa salta Gatti e con un tocco sotto sfiora l’apoteosi. Va detto che un minuto dopo è Soulé a porta vuota a divorarsi un incredibile gol, dopo che nell’economia dei 90’ erano state di più le occasioni per la Juve, cinque delle quali nitide nel primo tempo, tra cui spicca il rigore sempre assegnato dall’arbitro Sozza via Lissone e calciato da Milik (31’) alla Jorginho. Sottinteso: il Jorginho che contro la Svizzera ci costò il mondiale. Corsetta lenta e tiro molle tra le mani di uno Skorupski che nell’occasione deve solo aprire i guantoni, mentre San Lukasz è prodigioso in tanti altri momenti, come nella doppia parata su Fagioli (27’). Perfetto, invece, il rigore dell’1-0 che al 10’ calcia appunto, Orsolini, uno che l’azzurro fatica a conquistarlo, come fatica addirittura a essere titolare con Thiago (nelle ultime 4 era sempre partito dalla panchina). Nono gol in campionato per il 7 rossoblù che stabilisce il primato personale.
Nella ripresa, i ruoli si invertono: Orso si spegne un po’, mentre ritorna prepotentemente in scena Milik bravissimo al 15’ con un diagonale a capitalizzare una bella azione di Iling-Junior il cui ingresso cambia la gara, così come l’inerzia pro-Juve viene spezzata a sua volta da Thiago che, preso il pari, mette dentro una punta in più Zirkzee per vincerla. Questo coraggio è l’eredità più bella da difendere nel finale che ci aspetta.