Scozzarella: "Adesso gioco contro il virus"

Bolognese d’adozione, milita con la De Akker in serie B. È uno specializzando in pediatria, ma ora lavora nel reparto Covid 3 del Sant’Orsola

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Siciliano di nascita, bolognese d’adozione. Andrea Scozzarella scelse le Due Torri per studio. E per lavoro è rimasto qui, alternando la specializzazione in pediatria con la carriera da giocatore di pallanuoto. Si trova in prima linea, oggi, per combattere il Covid-19. Da sportivo doc, però, preferisce non usare il termine guerra.

"Interpreto ogni giorno come una partita. Una partita da vincere, anche se non è facile".

Specializzando in pediatria non ha esitato a dire sì, quando si sono costituiti i reparti che si battono contro il Coronavirus. Fa parte del reparto Covid 3 del Sant’Orsola e, ogni giorno, si trova davanti alla partita più difficile.

Dalla pallanuoto, che pratica in serie B con i colori della De Akker, alla mascherina per proteggersi dal Covid-19.

"Lo sport mi ha aiutato a calarmi prima nella realtà. Lo sport ti insegna a rispondere di squadra alle difficoltà. Qui ci sono tante équipe che non si tirano indietro".

Da pediatria...

"A un’esperienza diversa. Sono stati messi insieme medici, specializzandi, strutturati che provenivano da diverse esperienze. L’intesa è nata sul campo. Quasi naturale".

Il termine guerra non le piace.

"Preferisco la parola partita".

C’è tempo per avere paura?

"La paura ti fa sentire vivo. Però è come in partita: soffro di più quando sono costretto a guardare. Se sono in vasca reagisco e opero nel migliore dei modi. Poi un po’ di paura c’è, è chiaro. Siamo in emergenza, ma siamo anche nel posto migliore al mondo per rispondere a questo virus. Per sicurezza, competenze, professionalità".

Emergenza continua?

"Negli ultimi giorni va un po’ meglio. Ma non possiamo abbassare la guardia".

Le sarà capitato, purtroppo, di assistere qualche paziente che non ce l’ha fatta.

"Sì, il momento più triste. Anche perché si tratta di persone che devono rimanere isolate dai loro cari. Raccogliamo messaggi, dobbiamo rapportarci con i famigliari dovendo spiegare che non ce l’hanno fatta. Bisogna imparare a comunicare".

Dopo questa esperienza, lascerà pediatria?

"No, quando tutto sarà finito conto di riprendere la mia passione. Mi trovo bene con i bambini".

Quando vinceremo la partita con il Covid-19?

"Difficile dirlo. Lavoriamo intensamente. Non ci sono sabati né domeniche. I numeri migliorano, ma non è ancora finita. Comunque...".

Comunque?

"Vinceremo questa partita".

Così la rivedremo in acqua.

"E’ il mio sogno. Eravamo imbattuti e primi in classifica. Magari lo faremo d’estate. Sono nato in un’isola. Per me la pallanuoto si può giocare all’aperto. Ritroverò i miei compagni. Ma, prima, c’è questa gara che non possiamo perdere. La stiamo affrontando tutti. E insieme la possiamo e la dobbiamo vincere".

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