
Conceiçao guida la squadra nella finale di Coppa Italia contro il Bologna, una partita cruciale per l'accesso in Europa.
Dritto per dritto, parole quasi centellinate. Ma uno sguardo che la dice lunga sulla la fame di Sergio Conceiçao. Da Riad a Roma, 128 giorni per mettere in bacheca due titoli.
Ma la finale di Coppa Italia di questa sera col Bologna, fischio d’inizio alle ore 21, vale di più: l’Europa. Non cancellerà comunque una stagione da ottavo posto in campionato (-3 dal sesto, -4 dal quarto).
Può però forse riscrivere il destino del tecnico, legato a un accordo con clausola rescissoria esercitabile tra poco più di un mese dal club.
"Parlerò anche io al momento giusto, non è una promessa né una minaccia per il futuro", ha ribadito il portoghese, così come capitan Maignan sul suo contratto, in scadenza a giugno 2026.
Il campo: solo quello in testa. E i numeri recenti: 6 partite, 5 vittorie, 4 consecutive (non succedeva da marzo 2024), 14 gol fatti, 3 subiti. Numeri figli anche del nuovo 3-4-3, più coperto e pronto a trasformarsi in 4-2-4 d’assalto, alla bisogna. Sempre la stessa difesa, confermata anche questa sera. A centrocampo, il dubbio Fofana: "È tornato ad allenarsi con la squadra, ma non sappiamo se sarà al 100 per cento, è una situazione particolare (dolore alla pianta del piede)". In campionato, proprio col Bologna, era stato Loftus-Cheek ad affiancare Reijnders: si farà di tutto per mandare il campo il francese, comunque in gruppo anche ieri.
Il ballottaggio principale in attacco, dove tornerà Leao (assente nell’ultimo turno in campionato perché squalificato): "Jovic o Gimenez? Non lo dico, anche loro hanno il dubbio e hanno lavorato sulle stesse cose".
Il serbo in meno di un mese è schizzato in testa alle gerarchie con 4 gol in 5 partite: poi la lombalgia e il forfait a Venezia, le ultime gare ancora da titolare, ma senza centri. Il messicano, al contrario, in 3 gare ha realizzato altrettante reti, in una settantina di minuti totali, più un assist. Ma per Conceiçao contano (molto) i cambi: 19 punti in rimonta solo in campionato.
"Ho la consapevolezza di avere un gruppo sano e che ci crede, non solo a parole. E questo lo dimostra. Testimonia unione, rispetto".
Al seguito della squadra tutta la dirigenza, tranne Gerry Cardinale. E 30mila tifosi (ma senza coreografia: la Sud ne aveva presentata una con il simbolo dei "Banditi", vietato dopo l’inchiesta Doppia Curva). Per un trofeo che manca da 22 anni. Per una grossa fetta di futuro. O la va, o la spacca: è una notte che dirà molto, in questo senso.
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