Sinisa verso il sì, la rivoluzione in stand-by

Saputo, atteso per il Genoa, scioglierà le riserve sull’area tecnica: Mihajlovic dovrebbe restare. Ancora aperto il discorso sul diesse

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di Massimo Vitali

Cambiare tutto perché tutto resti come prima, era la ricetta del ‘Gattopardo’. A Casteldebole invece vorrebbero cambiare il meno possibile sperando che in futuro cambi qualcosa. Sempre che cambiare qualcosa in positivo, ovvero crescere sul piano dei risultati sportivi, sia un obiettivo strategico del club. La prima cosa da cambiare in realtà sarebbe la classifica, che non è un banale ‘numerino’ privo di significato bensì, da che esiste il calcio, un’indicatore che determina i fatturati dei club, le gioie e le delusioni dei tifosi e i destini di dirigenti e allenatori.

A 180 minuti dalla meta oggi il Bologna ha 43 punti, tre in più di un anno fa. I 43 punti di oggi valgono il tredicesimo posto, mentre i 40 di un anno un anno fa l’undicesimo. All’atto pratico si tratta di annate fotocopia, che è poi il canovaccio del settennato in A di Saputo: lievi miglioramenti rispetto alle prime tre stagioni a guida Donadoni, poi l’apatia serena di chi non rischia di finire in B né di sfiorare, neanche lontanamente, l’Europa.

Ma adesso che fare con allenatore e diesse, rispettivamente Mihajlovic e Bigon, che hanno il contratto in scadenza tra un anno? Due mesi fa, nell’intervista concessa al Carlino, un Saputo deluso dalla prima parte del girone di ritorno promise di ancorare le scelte strategiche sull’area tecnica all’eventuale conseguimento degli obiettivi. Ora: arrivare decimi è una missione quasi impossibile, i 50 punti non sono più aritmeticamente raggiungibili e puntare a battere il ‘record’ dei 47 fa quasi tenerezza. La logica suggerirebbe quindi di cambiare gli ingredienti, o almeno uno dei due: ma non è quello che verosimilmente accadrà. La prima spina, innanzitutto per il diretto interessato, è la salute di Mihajlovic. Sinisa, che oggi sarà regolarmente a Casteldebole per guidare l’allenamento, lotta per contrastare di nuovo la malattia, ed è questa la partita che più conta. Il riflesso sul piano sportivo è che nessun club al mondo indicherebbe la via dell’uscita a un allenatore che sta lottando contro la leucemia e che, dettaglio decisivo, manifesta la volontà di onorare il contratto. Ergo: se Sinisa si rimette in carreggiata il Bologna a luglio salvo colpi di scena ripartirà da lui.

Più complesso il discorso legato al diesse. Un mese fa Riccardo Bigon appariva come un diesse con la valigia e Giovanni Sartori, pronto a liberarsi dall’Atalanta, la migliore delle soluzioni possibili. Un mese è passato senza che il cellulare di Sartori abbia squillato. Nel frattempo, con la prospettiva di un altro mercato in ‘autofinanziamento’ (si acquista con quello che si incassa: vedi alla voce probabili cessioni Hickey e Svanberg), il capo azienda Fenucci avrebbe fatto la bocca all’idea di portare Bigon a scadenza posticipando la scelta del nuovo diesse. La palla adesso passa però a Saputo, che nel suo ultimo viaggio in città fece trasparire la volontà di cambiare. Ma tutto è ancora possibile. Compresa la pista che porta all’ex diesse della Roma Gianluca Petrachi.

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