"Uno scudetto per registi E la Virtus ne ha tanti"

"Con Milano una sfida molto equilibrata, sarà uno spot per la nostra pallacanestro. L’Olimpia ha Napier, Scariolo risponde con Hackett, Teodosic, Pajola e Mannion". .

di Alessandro Gallo

Quattro scudetti (una Coppa delle Coppe, tre Coppe Italia e una Supercoppa) da giocatore. Una Coppa Italia da allenatore. E ancora due Coppe dei Campioni (due scudetti e tre Coppe Italia) da vice presidente. Una maglia (la sua, la numero quattro) ritirata per sempre: mescolate questi dati tra loro e otterrete sempre un cognome e un nome, Brunamonti Roberto da Spoleto. Professione capitano coraggioso. In Spagna lo chiamano ancora ’il leggendario’. Roberto in questi giorni è capo delegazione della nazionale femminile impegnata con gli Europei. Ma il cuore batte sempre per la Virtus.

Olimpia-Virtus per lei è…

"L’album dei ricordi. Di ricordi fantastici, da sfogliare".

Uno su tutti?

"Beh, facile. Maggio 1984: le due vittorie al palazzone di San Siro. Il ritorno in Piazza Azzarita, il PalaDozza, che ancora non si chiamava così, illuminato a festa, dal custode Amato Andalò, per celebrare lo scudetto. Era il decimo, era quello della stella".

Ultima azione: rimessa a metà campo, lei che scappa verso il canestro di Milano e schiaccia. Poi i pugni al cielo, in senso di esultanza.

"Vero".

Resta quella schiacciata: un unicum.

"In realtà ne feci anche una nel primo confronto. Sempre al palazzone. Le schiacciate non facevano per me. Fui fin troppo esagerato".

Olimpia-Virtus: chi vince?

"Non c’è una favorita. Vedo gare con scarti ridotti e, forse, la necessità di arrivare a gara-sette. E’ la finale annunciata, tra due squadre che hanno meritato, guidate da Ettore Messina e Sergio Scariolo, due grandi allenatori. E…".

Dica.

"Due grandi allenatori e grandi interpreti in campo".

Chi guiderà i due gruppi?

"Difficile prevedere anche questo. Pensando al mio ruolo, dico che decideranno i playmaker".

Napier per Milano e per la Virtus?

"Milano ha pure Baldasso. Per la Virtus c’è l’imbarazzo per la scelta. Teodosic, poi Pajola, Mannion e Hackett. L’abbondanza non manca".

Diceva finale annunciata.

"Squadre attrezzate. Anche per giocare l’Eurolega. Organici lunghi".

Cosa cambierà questa serie?

"L’aspetto mentale sarà fondamentale".

Lei conosce Capitan Belinelli da quando era bambino.

"Fin qui ha giocato un grande campionato. Sono contento per lui. Maturità, professionalità e dedizione fanno la differenza".

Se l’aspettava così?

"L’ho visto crescere, un predestinato. Giocava con passione e dedizione. Aveva tutto per fare bene. Per capire che avrebbe fatto 13 anni di Nba, vincendo un titolo, serviva un indovino. Nemmeno lui, forse, si aspettava di arrivare così in alto. Ha meritato quello che ha ottenuto".

E Pajola?

"Sono contento che abbia prolungato il contratto. Felice che Zanetti e la società abbiano individuato in lui il futuro. E’ un prodotto del settore giovanile".

Braccia lunghe come lei. E anche Pajola non schiaccia quasi mai.

"Se volesse potrebbe farlo. E’ più alto di me. Ma fa tutto per la squadra".

A proposito di braccia lunghe: uno come D’Antoni, non uno qualunque, la soffriva.

"Sì, forse mi soffriva. Ma anche lui mi dava fastidio e non poco. Diciamo che me la sono cavata. Per me in quel periodo era un esame importante".

Ci riproviamo: favorita?

"Non c’è. Due squadre che hanno chiuso la stagione a pari punti. Entrambe hanno vissuto qualche flessione. Dominerà l’incertezza. Sarà un grande spot per la pallacanestro italiana. Per lanciare il nostro sport".

A proposito di spettacolo: i passaggi di Teodosic. Che spiegazione s’è dato?

"Nessuno. Credo nemmeno lui, forse. I suoi sono lampi. Opere d’arte. Così belli perché, appunto, inspiegabili. Trova linee impossibili. Quasi che, tra le sue mani, il pallone diventasse più piccolo per infilarsi in pertugi nascosti. I compagni lo sanno. E sono sempre pronti".

Vedrà la finale?

"Non dal vivo. Sono alle prese con l’Europeo. Mi ritaglierò uno spazio per seguire in qualche modo questo show".

E a Bologna quando torna?

"Spero presto. Ho tanti amici. Non ho dimenticato la città che mi ha ospitato per vent’anni. La considero ancora mia".

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