Verni: "Il mio Felsina merita un bel dieci"

Decima vittoria di fila in prima categoria, il presidente: "Ma il nostro progetto ha i giovani al centro, lo studente viene prima dell’atleta"

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di Gianmarco Marchini

Presidente Verni, dieci vittorie su dieci: da dove parte un percorso così netto?

"E’ qualcosa che parte da lontano. Intanto dall’aver azzeccato la scelta del direttore sportivo, quel Simone Paselli che tre anni fa decise di sposare il progetto Felsina. All’epoca, giocava ancora e, pur vantando esperienze in Lega Pro, accettò di scendere in terza categoria. Insieme siamo arrivati fino alla prima, poi Simone ha appeso gli scarpini al chiodo e ha ridisegnato staff e squadra, dai giocatori al fisioterapista. Il resto lo dicono i numeri. Ma ancor più delle dieci vittorie, mi rende orgoglioso che Paselli sia riuscito a inserire in prima squadra un giocatore del nostro settore giovanile, Vittorio Giugno".

Ecco, il settore giovanile, l’elemento centrale del vostro progetto, la vostra ragione sociale.

"Siamo dieci soci fondatori, molti dei quali con figli fortemente appassionati al calcio e iscritti nelle varie società che c’erano sotto casa. Purtroppo ci siamo resi conto che la proposta educativo-sportiva era qualitativamente molto bassa e allora ci siamo detti: proviamo a farlo noi. Proviamo a metterci in gioco, a metterci la faccia, il tempo e le risorse economiche per creare un progetto a vantaggio dei giovani e della comunità. Non un qualcosa per pochi".

Eppure, nel panorama dilettantistico la percezione che hanno del Felsina è di una realtà elitaria, esclusiva...

"Posso comprenderlo, ma è un giudizio superficiale, troppo rapido. Certo, se si guarda ai risultati, al modo in cui comunichiamo, alle iniziative che facciamo, allora si può avere questa prima impressione. Ma molti dei risultati e delle cose che facciamo non arrivano dai soldi, ma dall’impegno e dalla passione che ci mettiamo. Noi siamo aperti a tutti e cerchiamo di coinvolgere tutti: per esempio, tutti i ragazzi che il Quartiere ci segnala come figli di famiglie in difficoltà o problematiche, li abbiamo sempre accolti gratis. Siamo molto attenti all’inclusione".

E al rendimento scolastico.

"Sì, per noi quello di atleta-studente è un binomio inscindibile, è la nostra mission. Anche quest’anno premieremo una quindicina di nostri giovani che hanno avuto pagelle eccellenti. Noi vogliamo stimolare prima di tutto la crescita della persona. Come si può migliorare in campo si può nella vita, o nella scuola, nel caso appunto dei ragazzi".

E giovane è anche il vostro progetto: appena cinque anni con, in mezzo, una pandemia.

"Dal periodo Covid ne siamo usciti rafforzati nella convinzione che c’è tanto da fare in questo settore, ma anche indeboliti dai sacrifici economici che il momento ha comportato per mandare avanti un progetto mentre il mondo dello sport era fermo: le sanificazioni, le mascherine, abbiamo anche assunto una persona per il controllo delle temperature".

Il mondo dilettantistico, però, sta cercando ancora di rimettere insieme i pezzi.

"E’ un mondo che deve fare i conti con risorse ridottissime, quasi inesistenti in alcuni casi e mi riferisco a Bologna città. Che significa assenza di infrastrutture, di strutture adeguate che rispondano ai requisiti minimi per poter progettare, ma anche impossibilità da parte delle istituzioni di poter dare una mano".

Impossibilità o non volontà?

"Se stiamo alle dichiarazioni, la volontà ci sarebbe. Ma da 5 anni cerchiamo un dialogo e siamo sempre allo stesso punto. Evidentemente un po’ le risorse economiche del pubblico sono scarse, un po’ la burocrazia ostacola quei tempi rapidi necessari per pianificare investimenti".

Qual è la difficoltà più grande per una società a questi livelli?

"Nel nostro caso, è la mancanza di spazi. Non ci mancano i giovani, che vengono numerosissimi: abbiamo 600 iscritti e potremmo averne molti di più, il problema è non poterli accogliere. Per la prima squadra abbiamo dovuto affittare il centro sportivo di Ponte Ronca, dove ci alleniamo e giochiamo le gare casalinghe anche con la nostra agonistica (2006-07-08, ndr). Poi abbiamo il centro sportivo Corticelli che ospita il settore giovanile".

E quant’è difficile, dopo la crisi post-Covid, reperire sponsor e partner?

"Lo sport dilettantistico, al di là della nostra particolarità, resta sport dilettantistico: non siamo il Bologna o un club di B, non abbiamo una fan base, o una visibilità tale da diventare un buon veicolo di sponsorizzazione. Possiamo convincere le aziende che quello che stiamo facendo ha una forte valenza sociale ed educativa".

E ci state riuscendo?

"Abbiamo aziende importanti che creduto in noi nel tempo. Macron è nostro fornitore e partner tecnico, ma prima di tutto è un nostro sostenitore, ci supporta in tutti i nostri progetti, sportivi e non. Banca di Bologna ci affianca dalla nascita. E tanti altri soggetti importanti del territorio ci hanno sostenuto e lo fanno tuttora".

Dove vuole arrrivare il Felsina?

"L’obiettivo a corto raggio è salire in Promozione. Quello medio è conquistare l’Eccellenza, mentre l’obiettivo a lungo termine non è soltanto raggiungere la Serie D, ma arrivarci con una squadra che abbia una forte impronta nel settore giovanile. Ora la prima squadra sta vincendo e se ne parla, ma questi cinque anni ci sono serviti per capire come funziona questo mondo, analizzare gli errori. Ora la parola che descrive questa nuova fase è ’consapevolezza’: siamo consapevoli di quello che c’è da fare. E, soprattutto, siamo pronti a farlo".

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