
Vincenzo Italiano, 47 anni, ha vinto la Coppa Italia con il Bologna (Schicchi)
Nel ricevere a Casteldebole dalle mani del sindaco Matteo Lepore il ‘Nettuno d’Oro’ oggi Vincenzo Italiano qualcosa circa il suo futuro verosimilmente dirà. Beninteso, Italiano non è l’oracolo di Delfi. Però è l’uomo dalle cui labbra oggi pende un club (forse due), ma soprattutto una città intera, mai così desiderosa, dopo il voltafaccia di un anno fa di Motta, di sentirsi dire che c’è un allenatore felice di continuare a sposare un progetto che da tre stagioni si rivela vincente.
Tre stagioni, sì, perché nel conto va messa anche la prima firmata dal subentrante Thiago, che si chiuse col nono posto e i 54 punti. Da allora Casteldebole non sbaglia un colpo, nelle scelte di mercato e nelle scelte degli allenatori. Averne azzeccati due dal valore acclarato di Motta e Italiano non significa però per forza di cose doversi mettere sulle tracce di un terzo, incombenza che i dirigenti rossoblù vorrebbero francamente risparmiarsi per non dover ogni volta ripartire dalle fondamenta.
L’incontro di mercoledì tra gli agenti di Italiano e i dirigenti rossoblù ha detto che ci sono tutte le premesse, oltre che un contratto in essere, per portare avanti il sodalizio anche oltre l’attuale scadenza (giugno 2026), ma ha anche fatto emergere una richiesta di adeguamento contrattuale da parte del tecnico che è andata oltre ciò che si aspettava il club.
Sono dinamiche naturali quando in ballo c’è un rinnovo di contratto. E sono ancora più naturali se si pensa che la conquista della Coppa Italia fatalmente ha dato ancora più forza contrattuale al tecnico siciliano. E poi c’è il Milan, che attende solo l’ufficializzazione di Igli Tare nel ruolo di nuovo diesse (dovrebbe accadere lunedì) per affondare il colpo con l’allenatore che all’Olimpico ha dato proprio scacco al Diavolo dimostrando la sua natura di vincente.
Il Bologna con Italiano difficilmente deciderà di spingersi oltre un ingaggio di 3 milioni, comprensivi di bonus, a stagione, cifra davanti alla quale il Milan potrebbe ampiamente rilanciare.
Ma una panchina per fortuna non è un’asta pubblica e quando un allenatore serio e ambizioso come Italiano prenderà la sua decisione metterà sul piatto molti altri fattori: la sintonia col club, l’empatia con la piazza e le prospettive di crescita. Tutte cose di cui Italiano e i dirigenti rossoblù parleranno però a bocce ferme, verosimilmente tra martedì e mercoledì, quando su impegni agonistici, cene e feste varie (su tutte la parata del pullman nelle vie del centro con a bordo la squadra e il trofeo della Coppa Italia) saranno calati i titoli di coda. E’ una partita che giocherà anche Saputo, il presidente che già nel 2016 ‘stoppò’ le avance a Donadoni dell’allora presidente federale Tavecchio che voleva riaffidare all’allenatore sotto contratto col Bologna la panchina dell’Italia.
Anche un proprietario forte può indurre Italiano a mettere radici a Casteldebole inaugurando un ciclo stile Gasperini all’Atalanta. Come? Col ‘ritocchino’ dell’ingaggio e piani tecnici ambiziosi.
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