Virtus-Consolini, un divorzio che fa rumore

Maestro di centinaia di giovani, ha iniziato in bianconero nel 1983: "Un momento difficile, resta l’amore per il club. Continuerò ad allenare".

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di Alessandro Gallo

Le strade della Virtus e di Giordano Consolini si separano. L’annuncia il club bianconero: un divorzio che non è facile riassumere in poche righe per una storia trentennale. "Termina – si legge nel comunicato – il rapporto di collaborazione tra Virtus e Giordano Consolini".

Non mancano i ringraziamenti, ma resta l’idea del divorzio tra le parti, ancorché consensuale.

"Tutte le storie – dice Consolini –, prima o poi, hanno una fine. Non è importante cercare di capire cosa può essere successo. Ho troppo rispetto per quello che è stato e per quello che la Virtus ha rappresentato per me. E per la fortuna che ho avuto a lavorare in questo ambiente".

Prova a uscire con il sorriso sulle labbra, "Jordan", ma il magone resta.

"Non si tratta di un passaggio indolore. Mi viene in mente una storia grande, importante, corposa. Farne parte è stato emozionante".

Non cambia nel giorno dell’addio (alla Virtus) il modo di fare di Giordano, classe 1954. Sempre attento alle parole. Tanta voglia di lavorare in palestra, tanta allergia verso le polemiche.

Esce da gentleman, Giordano che in Virtus, per la prima volta, ci entra 37 anni fa. E’ il giugno 1983: l’avvocato Porelli volta pagina, in Virtus Alberto Bucci, Ettore Messina, Enzo Grandi e Giordano Consolini. Come i tre moschettieri, che in realtà sono quattro: Giordano arriva da Anzola, conquista la fiducia di Messina, responsabile del settore giovanile. Giordano rimane in Virtus fino al 1991, poi, va a Reggio Emilia, senza mai lasciare Bazzano, il paese al quale è legato. Sei anni a Reggio Emilia: i primi quattro da vice, gli ultimi due da head coach: un terzo posto e la promozione in A1, con Basile.

Nell’estate 1997 Messina lo rivuole in bianconero: inizia la seconda fase del Consolini virtussino che diventa il "numero uno dei numeri due". Non c’è in Italia, si dice, un vice così bravo, preparato, affidabile. Arrivano lo scudetto e la Coppa dei Campioni nel 1998. Ci sarà il Grande Slam del 2001, con un’altra perla. Tutta la Virtus, nell’estate 2000, è innamorata di Andrea Meneghin, Jordan, spinge per Manu Ginobili: ha ragione Consolini. Dopo l’esclusione della Virtus dai campionati nel 2003, sceglie l’avventura in B1 con la Virtus 1934, ma un anno dopo lo chiama Claudio Sabatini per guidare la Virtus in LegaDue. Arriva la promozione: nel 2005 Giordano ha 51 anni, chiude la parentesi prima squadra e torna al vecchio amore, il settore giovanile. Prima come responsabile, poi come tecnico. Fino a ieri. Tra i giovani che ha lanciato Michele Vitali e Moraschini.

"Si chiude un periodo importante della mia vita – insiste –. Non vado in pensione, la voglia di restare in palestra c’è. Lavorare con i ragazzi, mi aiuta a invecchiare meglio. Si apre un periodo di riflessione, sono sereno".

Magari Ettore Messina, che lo conosce e lo stima, gli telefonerà (se non l’ha già fatto) per convincerlo ad andare a Milano. Giordano resta il signore di Bazzano: difficile ipotizzare che si possa allontanare dal suo regno. Intanto, ieri, ha chiuso una storia che, in tre periodi, dal 1983 al 1991, dal 1997 al 2003 e dal 2004 al 2020, mette insieme trent’anni di successi, trionfi e fedeltà ai colori bianconeri.

Chiusa, infine, anche l’avventura di Giampaolo Amato come responsabile sanitario della Virtus. Al suo posto, Diego Rizzo.

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