Virtus Bologna, De Pol: "Che spot per il basket con Milano"

L’ex cestista oggi voce Rai: "Una finale d’alto livello, quello della V nera resta un grande percorso. Spero la Effe torni presto in A"

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Bologna, 22 giugno 2022 - Il commentatore della Rai Alessandro De Pol da giocatore di finali alta tensione come quella tra la Virtus e Milano ne ha giocate parecchie, ecco perché raccontarle lo ha fatto tornare giovane. "Al di là di chi l’abbia vinta – racconta De Pol – una serie così ha fatto bene a tutta la pallacanestro italiana perché ne ha risvegliato l’interesse. Era da tempo che non si vedeva una finale scudetto di un livello così elevato. Si sono confrontate le due squadre migliori, quelle che si sono fatte valere anche in Europa. C’era l’adrenalina delle grandi sfide e mi sarebbe davvero piaciuto giocarla".

De Pol, le tensioni tra i due club hanno aggiunto o tolto qualcosa?

"Visti i valori in campo è normale che vi siano state delle polemiche. Con il senno di poi alcune frasi potevano essere evitate, ma io non ricordo finali di un livello come questo che non siano state accompagnate da una accesa diatriba anche fuori dal campo. Fa parte del gioco".

Ci dice di una cosa che le piaciuta e una che non le è piaciuta della Virtus?

"La V nera è riuscita in una impresa che io credo sia unica nel mondo dello sport. Nel 2017 è tornata in serie A e da lì ha vinto una Champions League, uno scudetto, una SuperCoppa e una EuroCup riuscendo nella difficile operazione di tornare in Eurolega passando solo dal campo. Il merito è sicuramente della società che ha fatto i passi giusti al momento giusto. Non basta avere i soldi, bisogna anche sapere come spenderli bene. Non c’è nulla che non mi sia piaciuto della squadra, ma mi dispiaciuto che sia arrivata alla finale così scarica".

Milano ha spiegato alla V nera che cosa le manca per duellare in Eurolega?

"Sì, ma non tanto sul piano tecnico, quanto sul piano della durezza mentale. Si vedeva che l’Olimpia era più abituata a giocare partite di alto livello ed è arrivata più pronta".

Allarghiamo il raggio di osservazione a tutto il campionato. Qual è il suo giudizio?

"La supremazia di Milano e della Virtus è stata evidente. Per il resto ci sono tante squadre che si sono date battaglia con le conferme di Brescia e Sassari e la bella sorpresa di Tortona".

Sono retrocesse le due che hanno giocato peggio?

"Diciamo che sono andate in A2 quelle che hanno avuto più difficoltà, con la differenza che Cremona sapeva di partire svantaggiata, mentre per la Fortitudo è stato una sorta di incubo iniziato alla prima giornata con l’allenatore che è scappato via".

Nel commentarla che cosa le ha trasmesso quest’anno la Effe?

"L’Aquila ha nel suo Dna la sofferenza per cui ci dovrebbe essere abituata. Per tanti motivi la squadra che è retrocessa ha fatto fatica ad accettare che la strada sarebbe stata tutta in salita e che era necessario stringere i denti. La pallacanestro italiana ha bisogno di un pubblico come quello della Fortitudo per cui io mi auguro che torni in presto in serie A".

Magari facendo come Verona, che è partita da una posizione defilata e poi ha eliminato tutte le favorite.

"Per la Effe questo sarebbe impossibile, perché un tifo del genere ti porta sempre a giocare per vincere. Forse proprio per questo è arrivata un po’ troppo presto in serie A. Il club ha bisogno di consolidarsi altrimenti c’è il rischio che in un campionato professionistico navighi a vista. Tutti devono avere un po’ di pazienza".

Pozzecco è l’uomo giusto al posto giusto?

"Sì, perché a parte rarissime eccezioni, che a memoria si riducono ad un solo giocatore straniero, tutti quelli allenati da lui sono migliorati sia tecnicamente che nella capacità di giocare in una squadra".

La nazionale aveva bisogno di lui anche per ritrovare un po’ di appeal?

"No, la nazionale avrebbe bisogno di un ricambio perché alla fine parliamo sempre della possibilità che giocatori ultra trentenni vi possano tornare. A quella età non puoi reggere il ritmo campionato, Eurolega o Eurocup, e poi gli impegni in estate. Lo puoi fare quando hai 25/28 anni, ma il problema è che lì la scelta non è così varia".

Guardando alla serie A che si è appena conclusa, quale è il suo quintetto ideale?

"Rodriguez, Teodosic, Tonut, Sheghelia e Hines".