Virtus Fortitudo 94-62, 'parterre de rois' per la grande festa di Bologna

Casini e Neri spingono la Virtus, Di Vincenzo ricorda le sue magie

Pier Ferdinando Casini e il questore Gianfranco Bernabei

Pier Ferdinando Casini e il questore Gianfranco Bernabei

Bologna, 25 dicembre 2019 - “Auguri”. E’ la parola più gettonata sotto Natale. Ma al PalaFiera, almeno per una sera, se dici auguri a qualsiasi interlocutore, questo ti guarda storto, sospettoso. Il motivo è semplice: gli auguri vanno bene, ma bisogna aggiungere anche “buon Natale”. La scaramanzia è il sale del derby e, nel catino della Fiera, vestita a festa (con l’inserto del Carlino distribuito nelle prime file e tanti lettori interessati), l’augurio da solo sembra una gufata. Così, per evitare occhiatacce e sguardi torvi è meglio il classico buon Natale.

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E allora buon Natale ad Alberto Tomba, al suo primo derby. “Ho giocato anche a pallacanestro - racconta l’Albertone Nazionale che pazientemente si mette in posa per centinaia e centinaia di selfie -. Una volta con Danilovic e Myers. Sono qua perché sono curioso di vedere l’atmosfera. Tifo Virtus, ma questa sera gioca Bologna”. Per chi avesse dimenticato i trionfi di Albertone tra i paletti, tra coppe del mondo e Olimpiadi, facendo un paragone con la pallacanestro, si può dire che Tomba sta allo sci come Jordan (nel senso di Michael) sta al basket.

E di Bologna parla l’assessore allo sport Matteo Lepore (video). “Nemmeno Los Angeles ha tre impianti per il basket come Bologna. E’ una bella festa. Come assessore devo essere super partes, ma ovviamente ho una preferenza”.

Chi non nasconde la sua preferenza è l’onorevole Pier Ferdinando Casini (video). “Spero che anche il mio Bologna un giorno possa essere al centro dell’attenzione come questa partita. Sono tifoso Virtus: lo sono da sempre. Sono anche tifoso Fortitudo, ma solo della sponda che gioca a baseball. E in ogni caso ho il massimo rispetto per i tifosi avversari. Il pronostico? No, non ci casco. Il derby è una partita che sfugge a qualsiasi tentativo di etichetta”.

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Chi rovesciava le partite, qualche anno fa, era Mauro Di Vincenzo (VIDEO INTERVISTA). Che ha allenato Fortitudo, Virtus e pure il Gira (pochi possono dire di aver militato nei tre club) e che con l’Aquila ha vinto partite memorabili. “Il derby più belli? Quello del Grande Freddo è passato alla storia. Ma anche i due derby del sorpasso, nel 1988, furono qualcosa di unico. All’epoca c’erano otto italiani e due americani. Di americani, per essere onesto, io ne avevo tre perché George Bucci aveva il passaporto italiano, ma come giocava…”. Ricorda i suoi ragazzi, da Zatti a Pellacani fino a Masetti. Ma una parola in più la spende per Daniele Albertazzi. “E’ una scelta che rivendico totalmente - racconta - molti mi dicevano che non poteva giocare in serie A. Con me è diventato il miglior giocatore del campionato”.

A proposito di gare anni Settanta, non manca Giorgio Bonaga. Una volta, impazzava il coro “Giorgio Bonaga è meglio di Raga”. “Fu un’intenzione di Tullio, il fratello di Maurizio Ferro. Io glielo dicevo che era un’esagerazione”. Bonaga meglio anche di Teodosic? “Via non scherziamo. Milos è un marziano”.

Non è un marziano ma è in un mondo che non è propriamente il suo. E’ Matteo Neri, 20 anni, asso della Virtus Scherma. “Tifo Virtus - sottolinea Matteo che sfoggia anche un braccialetto bianconero -. Questa sera non ce n’è per nessuno. Vinciamo noi”. Più cauto Augusto Binelli, che della stracittadina è il recordman delle presenze. “Effettivamente ne ho disputati 47 - sottolinea Augusto -. Almeno una decina li ricordo. Il più bello, forse, quello del tiro da quattro perché arrivo lo scudetto. Ma ce ne sono stati altri. Ho debuttato nel derby a 19 anni, litigando con Earl Williams. All’epoca pesavo 90 chili, lui 130-140. Con il senno di poi sono stato un po’ incosciente. Però ci siamo chiariti”.

C’è tanta Bologna sotto il tetto del PalaFiera. Ci sono anche Lorenza Guerra Seragnoli, Gianluca Pagliuca, Gianni Nanni, storico medico del Bologna. C’è tempo, al PalaFiera per ricordare due personaggi che non ci sono più. Commovente, all’inizio, il ricordo di Chicco Ravaglia che morì 20 anni fa, di ritorno da una partita strepitosa a Cantù. E alla fine, quando la gara ha ormai fatto partire i titoli di coda, dalla curva bianconera scatta il coro per Alberto Bucci, il presidente (e prima ancora allenatore) scomparso nel marzo di quest’anno. Alberto aveva cominciato proprio in Fortitudo, diventando grande con la Virtus. Giusto che si ricordasse di uno dei padri nobili di BasketCity.

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