Bologna, 7 giugno 2022 - Cinquantun anni , doppio ex. Basta il soprannome per capire di chi stiamo parlando. Perché il Condor è solo Hugo Sconochini, oggi commentatore brillante e mai banale
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Hugo, Virtus-Olimpia...
"E’ una sfida tra due squadre che si temono. E si metteranno il vestito migliore per la festa".
E chi farà festa?
"Non lo so. La Virtus, dopo il successo in EuroCup, forse inconsciamente si è un po’ seduta. Se la finale fosse stata la prosecuzione della regular season, invece, non avrei avuto dubbi: 4-0 Virtus".
Ma c’è una favorita?
"La Virtus qualcosina in più ce l’ha".
Scariolo l’ha stupita?
"No, Sergio è stato capace di mettere insieme e vincere con i fratelli Gasol, Fernandez, Llull e Rodriguez. E l’ha rifatto con le individualità della Virtus, anche se...".
Anche se?
"Ha sofferto un po’. Penso alla Coppa Italia, il vento sembrava davvero contrario. Poi sono arrivati Shengelia e Hackett. E la musica è cambiata".
Jaiteh o Hines?
"La Virtus soffre se perde Jaiteh. E’ uno capace di tirare con il 60 per cento e passa da due. Hines può metterlo in difficoltà, con la sua difesa. La Virtus deve mettere in condizione Jaiteh di tirare senza palleggi, perché Hines diversamente lo anticipa. E se Milano si chiude, la Virtus deve tirare da tre".
Teodosic o Rodriguez?
"Sono due dei pochi giocatori per i quali pagare il biglietto di ingresso. Sono belli da vedere. Al di là della maglia ti fanno saltare sulla sedia".
Belinelli o Datome?
"Mi sento come un bambino".
In che senso?
"Il bambino va in difficoltà quando gli chiedi se vuole più bene alla mamma o al papà. Con Beli e Gigi sono nella stessa posizione. E poi diciamolo...".
Cosa?
"Ho giocato con tutte e due le maglie. E ogni volta mi dicono che faccio il tifo per l’una piuttosto che per l’altra".
E invece?
"Invece mi esalto. Ma perché giocano bene. Penso al modo in cui si libera al tiro Rodriguez. O a come comanda Belinelli. La conclusione è che per questa finale ci sono tutti i presupposti per divertirsi. Anzi".
Dica.
"Io quest’anno mi sono proprio divertito. Con la Virtus e con Milano, ma anche con Brescia e con Tortona. Il livello del gioco è salito. Lo spettacolo ne ha tratto beneficio".
L’uomo chiave per la Virtus?
"Shengelia, può fare tutto. E’ simile a Melli, ma è più potente. Può mettere la palla a terra e partire in palleggio. Può giocare spalle a canestro. Può muoversi senza palla. E’ speciale".
E Milano?
"Non credo sia un uomo, ma una sensazione. Milano può fare la differenza se ritrova quella serenità con cui aveva iniziato la stagione. Costringendo le avversarie a tenere punteggi bassi".
Domani si torna in campo, dopo una sosta piuttosto lunga. Chi è il club più danneggiato?
"Lo stop finisce per togliere ritmo, ma lo toglie a entrambe. E nello stesso tempo consentito a tutte e due le squadre di ritrovare gli acciacciati. Questi sono gruppi che, alla fine della stagione, avranno giocato 70-80 partite. Sono pronti a tutte. Anche a una serie lunga. E poi...".
Poi?
"Non dimentichiamo il valore dei due tecnici, Scariolo e Messina. Sono due allenatori che sono capaci non solo di intervenire, ma anche di farsi sentire".
Tra i ventiquattro in campo, con chi vorrebbe poter giocare?
"Altro quesito che mi mette in crisi".
Giochiamo il jolly: ne indichi due.
"Allora è facile. Con Teodosic e Rodriguez mi sarei divertito molto anche io".
Ma giocando con Milos – riprendiamo un tema delle sue telecronache – non l’avrebbe esposta al rischio di prendere il pallone in faccia?
"Mai (se la ride, ndr). Mani sempre davanti al volto, polpastrelli pronti. Milos vede cose che noi umani... E allora quando giochi con lui devi essere pronto".
E da domani il suo commento.
"No, non tocca a me per le finali. E mi dispiace pure, perché con queste due squadre ci sarà da divertirsi. E pure tanto".