Papa Francesco a Bologna, la messa allo stadio. "Non siate peccatori ipocriti"

In 44mila sotto la pioggia al Dall'Ara. L'omaggio alla Madonna di San Luca, a Lercaro e il ricordo di Caffarra

Papa Francesco allo stadio Dall'Ara

Papa Francesco allo stadio Dall'Ara

Bologna, 1 ottobre 2017 – Un tripudio di bianco e di giallo, su uno sfondo tinto di rosso e di blu. I colori della Santa Sede, nel pomeriggio del Dall'Ara, si sono meravigliosamente fusi con quelli di Bologna, sotto gli occhi benevoli del Pontefice e della Madonna di San Luca, icona protettrice della città, che è scesa dal Colle della Guardia per l'occasione e alla quale il Pontefice ha riservato un momento di omaggio. E infatti - rilevano i bolognesi doc - è abbondantemente piovuto durante la messa, come è tradizione che succeda quando la Madonna scende in città. Ma tra la folla ci sono anche Romano Prodi con la moglie e Sandra Zampa, Pier Ferdinando Casini, la famiglia di Joey Saputo al completo, esponenti del mondo dello sport, della cultura e dell'economia bolognese. Insomma, c'è tutta la Bologna che conta.

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L'emozione, tra l'immensa folla in attesa, cresceva di pari passo all'avvicinarsi del Santo Padre e, quando Papa Francesco ha fatto il suo ingresso nello stadio, si è subito tradotta in un silenzio quasi irreale, rotto solo dal Kyrie Eleison, intonato all'unisono dai 44mila presenti. La comunione fra il vescovo di Roma “che viene dalla fine del mondo” e i suoi fedeli, del resto, è stata totale, ed ha trovato il suo culmine nel toccante momento dell'Allelujah, che ha preceduto un'omelia densa di riferimenti ai Vangeli e alla storia della devozione felsinea. Oltre alla Madonna più amata dal popolo delle Due Torri, infatti, discesa per l'occasione dal Colle della Guardia, al centro delle riflessioni di Francisco sono state le parole più care all'indimenticato cardinale Giacomo Lercaro: “Se condividiamo il pane del cielo, come non condivideremo quello terrestre?”.

Il pane che dà la vita, dunque, insieme alla parola e ai poveri, a formare le tre “P” indicate come punto di riferimento per un retto percorso di fede. A legare in modo ancor più stretto il primo gesuita a sedere sul soglio pontificio e la Bologna più devota, poi, hanno pensato i portici, quel simbolo di protezione e accoglienza tutto nostrano che svettava sui colli avvolti dalle nubi e che era stato riprodotto, come segno di vicinanza, sull'ambone e sull'altare. Giunto il tempo della solenne eucaristia, poi, il profumo dell'incenso ha invaso le tribune e la platea allestita sul prato, mentre papa Bergoglio, con sguardo devoto, consacrava le ostie da distribuire ai fedeli. Bergoglio scandisce: "Non esiste una vita cristiana fatta a tavolino, scientificamente costruita, dove basta adempiere qualche dettame per acquietarsi la coscienza". Invita inoltre ad essere "peccatori in cammino" e non "peccatori seduti", "peccatori pentiti", non "peccatori ipocriti»; e critica gli errori degli «intellettuali della religione»: «clericalismo, legalismo, ipocrisia, doppiezza di vita, distacco dalla gente".

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Le sue mani, allora, si sono levate nel gesto che accompagna il Padre Nostro, prima che, sotto un arcobaleno di ombrelli aperti, la commozione generale si sciogliesse in un segno di pace. L'unico assente, alla distribuzione del corpo del Cristo, è stato, purtroppo, il cardinale Carlo Caffarra, che, nel ricordo finale dell'arcivescovo Matteo Maria Zuppi. "Avevamo previsto a questo punto - ha detto l'arcivescovo - un saluto al cardinale Caffarra, segno di ringraziamento per il suo servizio; ma purtroppo ci ha lasciato prima di questo appuntamento da lui molto atteso. Siamo certi che prega dal cielo per la Chiesa tutta e in particolare per la sua Chiesa di Bologna e noi - ha concluso Zuppi - un applauso glielo facciamo da quaggiù". Un invito prontamente accolto dai fedeli. Finita la funzione, celebrata dal Pontefice con tutta l'umanità e la dolcezza che da sempre animano il suo pontificato, Francesco ha lasciato il Dall'Ara e la città, ma il suo volto e le sue parole, ne siamo certi, resteranno a lungo con tutti noi.