Elezioni, la strategia di Calenda. "L’obiettivo è Draghi al governo"

Il leader di Azione: "Da Matteo un gesto di generosità. Ora voltiamo pagina: basta fascisti e comunisti"

Grafico: lo slalom di Carlo Calenda

Grafico: lo slalom di Carlo Calenda

Roma, 11 agosto 2022 - È fatta, dunque. Nasce il terzo polo di Calenda e Renzi. Con quale prospettiva? Il leader di Azione ringrazia "Matteo" per la "generosità", perché gli ha riconosciuto la leadership della campagna elettorale e per "due caratteri forti come i nostri non è facile fare assist come questi". Ma, appena il tempo di una pausa, e incalza: "La nostra iniziativa sarà l’unica novità di queste elezioni e rappresenterà il polo del buon governo e del buon senso. La nostra idea è che bisognerà andare avanti con l’agenda Draghi e possibilmente con Draghi per rafforzare il lavoro che è stato fatto. Perché non possiamo tornare indietro, alla destra e alla sinistra, ai fascisti e ai comunisti".

La sfida di Renzi, fare il numero due

Il primo obiettivo, insomma, è fare in modo che non vinca né la Meloni né Letta?

"L’obiettivo prioritario è quello di bloccare la possibilità che si formino governi fatti da Pd, 5 Stelle, Fratoianni e altri, da un lato, o fatti da Meloni, Salvini e Berlusconi, dall’altro, che porterebbero di nuovo l’Italia in una situazione di pericolo, quando, invece, la sola possibilità di salvezza è avanti con Draghi".

Ma Draghi ci starebbe?

"Questo non lo so. So, però, una cosa: i cittadini sono rimasti sgomenti da quello che è accaduto, dalla irresponsabilità di Berlusconi, Salvini e dei 5 Stelle e quello che non vogliono è ripiombare in una condizione in cui la politica ha deluso su tutto e solo Draghi ci ha garantito crescita e stabilità".

Da più parti si invoca l’agenda Draghi: quale è la vostra?

"La nostra è fatta di cose logiche e concrete che non sono né di destra né di sinistra. È giusto fare un salario minimo a 9 euro, perché sotto i 9 euro un lavoratore non dovrebbe lavorare, però è altrettanto giusto fare procedure d’urgenza per i rigassificatori e i termovalorizzatori. E’ giusto che ci sia un reddito per chi non può lavorare e versa in uno stato di povertà, ma chi rifiuta una sola offerta di lavoro quel reddito lo deve perdere. E’ giusto che ci sia uno strumento che aiuti i cittadini a fare efficienza energetica, ma non possiamo buttare 40 miliardi come è stato fatto con il 100%".

È la ricetta contro il cosiddetto bipopulismo?

"E’ l’agenda contro le stupidaggini della sinistra che dice no a tutto, vuole la patrimoniale e la tassa di successione e pensa di risolvere i problemi dei giovani con la dote ai diciottenni. Ma è anche l’agenda contro le promesse mirabolanti di flat tax al 15, 20, 25%, contro illusioni che costano 200 miliardi di euro".

Dai programmi agli uomini: come è andata con Renzi?

"Il confronto è andato molto bene. Noi abbiamo avuto distanze nell’ultima legislatura perché Renzi ha fatto una scelta sul Conte 2 che non abbiamo condiviso. Però sul governo Draghi abbiamo una sintonia precisa e l’abbiamo sui contenuti".

E sul piano personale?

"Devo riconoscere a Renzi un grande gesto di generosità nell’attribuirmi la leadership di questa campagna elettorale e questa è una cosa che apprezzo e di cui gli sono molto grato perché per un carattere forte come il suo, ma anche come il mio, essere capaci di fare un assist così non è una cosa facile. Per il resto, noi discutevamo anche quando eravamo al governo insieme, ma abbiamo fatto anche tante cose rilevanti: da Industria 4.0 ai tagli di Ires e Irpef".

Come è andata, invece, con l’innesto delle ministre di Forza Italia?

"È una cosa che ho molto voluto. E devo dire che Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini hanno avuto un grande coraggio perché avevano i posti assicurati, ma sono ugualmente andate via quando Berlusconi ha seguito la Lega, bruciando Draghi".

Il Pd le dava il 30% dei seggi sicuri: non ha rimpianti?

"E’ vero. Anche io ho rinunciato alla sicurezza dei collegi sicuri per andare per l’alto mare aperto. Ma ho spiegato perché non potevo stare con Fratoianni e Di Maio. E tanto basta".

Lei ha apprezzato le ultime dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia sul Fascismo.

"Sì, non ho mai pensato che il rischio per l’Italia fosse il ritorno del Fascismo. Il rischio per l’Italia è l’apatia, è l’incapacità di decidere. Alla Meloni, però, dico che bisogna far seguire alle parole i fatti: il simbolo della fiamma non è una cosa che conferma quello che dice. E, nello stesso tempo, voglio dire a Tajani che deve essere molto chiaro che una eventuale maggioranza di destra non sia anti-europea e legata all’Ungheria perché dopo ci troveremmo in una condizione di gravissimo rischio, fuori dal club della grande Europa nel quale siamo stati e siamo con Draghi".