Cesena, la verità di Lugaresi. “Un errore essere tornato a fare il presidente”

L’ex patron bianconero: “Mi dissero che il debito era basso. Ora sono rovinato”

L’ex presidente del Cesena calcio Giorgio Lugaresi (Foto Ravaglia)

L’ex presidente del Cesena calcio Giorgio Lugaresi (Foto Ravaglia)

Cesena, 12 agosto 2018 - Giorgio Lugaresi, ex presidente del Cesena calcio, il sindaco Paolo Lucchi sostiene che ci siamo sbagliati, che il danno per il Comune in conseguenza del fallimento del Cesena sarà di due milioni e non di quasi quattro come avevamo ipotizzato sul Carlino...

“Il Comune ha la coda di paglia: 2.080.000 euro di mutuo con gli interessi diventano 3,6 milioni; noi abbiamo pagato circa un milione, all’appello mancavano le rate di gennaio e luglio. Ma mi piacerebbe che il sindaco mostrasse la documentazione vidimata dal Comune in cui si dimostrava che i lavori fatti da Igor Campedelli corrispondevano all’investimento garantito dalla nostra Amministrazione comunale”.

E il campo?

“Per quello il sindaco può stare tranquillo, senza darsi da fare per trovare soluzioni a buon mercato: a pagare il nuovo manto erboso dello stadio sarà la Federazione che ha già previsto di liquidare 650mila euro a fine lavori (al Comune rimborsano il 100%, al privato andrebbe invece solo la metà). Ma ormai sono cose che non mi riguardano”.

Ci saranno la procedura fallimentare e un’inchiesta penale...

“Faranno il loro corso. Io intanto, dopo sei anni di incubi ho recuperato la mia dimensione famigliare e mi sento bene anche se ormai ho perso tutte le cose che avevo: la casa in cui vivo, che avevo acquistato da mio padre per aiutarlo a fronteggiare i debiti contratti per il Cesena, quella in cui vive mio figlio, metà di quella in cui vivevano i miei genitori, l’auto e la moto sottoposte a fermo amministrativo... Non ho più niente”.

Lei ha 63 anni, cosa farà per guadagnarsi da vivere?

“Riprenderò il lavoro di direttore tecnico della Lugaresi Tour Operator, e a novembre andrò in pensione dopo avere versato contributi per 42 anni”.

Perché il Cesena è fallito?

“Perché nel calcio servono sempre più soldi di quelli che sono disponibili. Io l’avevo detto che da soli non ce la potevamo fare, per questo a gennaio scrissi una lettera chiedendo aiuto al sindaco e a nove aziende. Qualche imprenditore mi rispose dicendo che sarebbe intervenuto se il sindaco avesse chiamato a raccolta le aziende”.

E il sindaco?

“Non si è mosso”.

Avete fatto le cose troppo in fretta?

“No, ci erano mossi per tempo, con la ristrutturazione i nostri debiti sarebbero calati da 52 a 25 milioni coperti dal patrimonio dei calciatori, ma forse ci eravamo affidati a persone e strutture inadeguate, anche se l’allora presidente della Lega di serie B Andrea Abodi ci aveva dato garanzie”.

Ma i debiti non erano di 85 milioni come riportato nella sentenza di fallimento?

“Sì, ma avevamo crediti nei confronti della Lega calcio per una trentina di milioni. Il debito reale era di poco superiore a 50 milioni”.

Ha qualcosa da rimproverarsi?

“Sì, di essere rientrato nel Cesena. Allora io euro socio al 30% della controllante Cesena & Co, ma senza cariche e non conoscevo la situazione. Avevo un debito con le banche di un milione e mezzo, e avrei potuto trovare un accordo, oggi ho dieci milioni di debiti. In municipio, davanti al sindaco Lucchi e all’allora presidente della Provincia Bulbi, ci fu detto che c’erano 27 milioni di debiti, ma erano di più, stiamo facendo i conteggi in vista delle cause che ci saranno. Ma noi abbiamo fatto i miracoli mantenendo inalterato l’indebitamento e pagando sei milioni di debiti con l’estero e altro ancora, per esempio un milione a Limonta per il campo, restano da pagare ancora 400mila euro”.

Gli altri membri del consiglio d’amministrazione subiranno conseguenze?

“Temo di sì, purtroppo. Tutti erano informati di quello che succedeva, forse l’unico a non esserlo è Marino Vernocchi che da un paio d’anni non partecipava alle riunione del consiglio, pur non avendo dato le dimissioni”.

Lei percepiva uno stipendio?

“Sì, diecimila euro al mese come chi c’era prima di me. Ma dallo scorso dicembre avevo rinunciato totalmente al compenso”.

Perché ha inviato la mail in cui annunciava il suicidio?

“Era da tempo che ci pensavo e l’avevo già scritta. Quando è arrivata la prima risposta negativa dall’Agenzia delle Entrate mi sono sentito crollare il mondo addosso. E ho premuto il tasto ‘invia’. Poi sono stato salvato”.

E ora il Cesena è rinato...

“Male. Ripartendo dal Romagna Centro è stata buttata a mare la storia dell’Ac Cesena che valeva il 25% dei contributi della Lega calcio. Bastava chiedere un’altra matricola e versare 300mila euro. Ed è stato disperso un patrimonio rappresentato soprattutto dal settore giovanile con un valore di 25-30 milioni. Ho telefonato a Patrignani, Angelini e Martini per dirgli ‘in bocca al lupo’”.