Piazza della Libertà, Dell’Era live per la proiezione di ‘Hair’

L’eclettico musicista e bassista degli Afterhours, insieme a Luigi Bertaccini, in una delle poche esibizioni dal vivo: «Ora la band è in stand by ma ho in cantiere un disco da solista»

Roberto Dell’Era

Roberto Dell’Era

Cesena, 13 luglio 2018 - Per la rassegna Piazze di Cinema, in piazza della Libertà il cinema stasera si sposa con la muscia dal vivo per la Notte del Cinema.

Nell’ambito della rassegna Revolution dedicata al 1968 è in programma «Hair», cult di Milos Forman manifesto della controcultura hippie e pacifista. A offrire al pubblico un’interpretazione personale di quell’epoca sarà Roberto Dell’Era, eclettico musicista dal piglio british, tanto a suo agio nei panni del rocker viscerale, quanto in quelli del raffinato chansonnier. Conosciuto ai più come bassista degli Afterhours, Dell’Era è anche un apprezzato cantautore (ha all’attivo due album da solista), nonché leader dei The Winstons, trio psycho-rock fondato insieme a Enrico Gabrielli e Lino Gitto.

Quest’ultimo, alla batteria, sarà presente anche all’inedito live cesenate, introdotto dallo storico del rock Luigi Bertaccini.

«Sarà una delle poche esibizioni dal vivo in questa estate ballerina», spiega Roberto Dell’Era, attualmente impegnato su più fronti con i vari progetti musicali che lo vedono protagonista.

Cosa l’ha convinta a partecipare a Revolution?

«Vidi per la prima volta Hair in una notte di Capodanno, quando ero ragazzino. Erano i primi anni Ottanta, ero con due amici al Maestoso, un alternativo cinema della periferia di Milano. Non avevo mai visto un musical, prima di quell’occasione, e ne uscii folgorato. Quello di Milos Forman è stato un film epocale, che mi ha profondamente influenzato. Per questo sono particolarmente felice di prendere parte a questa peculiare quanto toccante rassegna cesenate, che mescola classici del cinema, chiacchiere e live set».

Cosa porterà sul palco?

«Una carrellata di brani dal mio repertorio da solista, unitamente a qualche omaggio al 1968, un periodo musicale che ha segnato un’epoca».

Altri live in programma nei prossimi mesi?

«Parteciperò a un paio di festival estivi, ma per il resto mi concentrerò sui progetti in studio».

A cosa sta lavorando?

«Ho in cantiere un nuovo disco da solista, che inizialmente doveva essere un semplice ep. Preso dagli impegni vari fra gli Afterhours e il trio, i tempi si sono un po’ allungati. E ora sono maturi per un intero album di inediti. Anche con i The Winstons è prevista una prossima uscita, abbiamo già dei brani nuovi, registrati in Inghilterra.

Dopo l’evento celebrativo al Forum d’Assago, ad aprile scorso, quale sarà il futuro degli Afterhours?

«La band attualmente è in stand by, a tutti gli effetti».

Pausa momentanea, visti anche gli impegni televisivi di Manuel Agnelli? «Non si sa, è tutto da vedere… »

Cosa rappresenta X Factor per gli Afterhours?

«Il discorso è duplice. Da un lato c’è la band e ciò che essa rappresenta nell’immaginario collettivo e dei fan. Quando Manuel tre anni fa ci disse della proposta di Sky, fummo noi musicisti i primi a rimanerci a bocca aperta. Poi però c’è anche il lato personale e professionale da considerare…»

Cosa intende?

«Siamo musicisti, suonare per noi è un mestiere. Trovarsi d’un tratto di fronte a una proposta che ti permette di avere una maggiore soddisfazione economica, di lavorare con persone diverse, di entrare in contatto con ambienti nuovi… Se questo avviene a 50 anni, credo sia un’opportunità che non si può rifiutare. Quando da un giorno all’altro ti trovi circondato da registi, produttori, personaggi del mondo dello spettacolo, è facile forse subire la fascinazione di questo mondo. Sta poi al singolo artista mantenere una sua linea coerente. Cosa che ha fatto Manuel: seppur dovendo attenersi a certe regole proprie del format, in tv lui fa semplicemente se stesso».

Carlotta Benini