Cesena, 21 giugno 2011 - Ha atteso fino all’ultimo, in ultima fila. Buono buono, Sebastiano Rossi, arrestato il 7 maggio scorso dopo una lite al bar Mascherpa di corso Garibaldi. Ha gli spilli degli occhi diretti verso il giudice monocratico del tribunale di Forlì Massimo De Paoli. E verso i suoi legali, Marco Martines e Alessandro Sintucci. Che poi — verso le 13 — s’avvicinano al togato, col pm (Marina Tambini), per discutere del patteggiamento.

«E l’imputato? C’è?» chiede il giudice De Paoli. Non accorgendosi dei 198 centimentri dell’ex portierone campione del mondo, d’Europa e d’Italia col Milan. «Sì sì, ci sono ci sono» fa Rossi, premuroso, alzando la mano. «È fatta?» chiede ai suoi avvocati Sebastiano Rossi, 47 anni il prossimo 20 luglio, teso come davanti a un calcio di rigore — e ne ha parati parecchi. Sorridono i legali. Non è ancora fatta. Lo sarà solo nel pomeriggio. Verso le 18. Quando il giudice De Paoli ratifica l’accordo tra le parti. In gergo, patteggiamento: Sebastiano Rossi dovrà allo Stato 14mila euro (250 al giorno) commutando così una condanna a 56 giorni di reclusione per lesioni e resistenza. Non doversi procedre invece per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Rossi ha infatti devoluto 300 euro simbolici all’Arma dei carabinieri e risarcito la parte lesa, un carabiniere fuori servizio, assistito dall’avvocato dall’avvocato Riccardo Luzi.

Quella sera — il 7 maggio — Sebarossi entra nel bar Mascherpa con un sigaro in bocca. Riccioli di fumo sontuosi, assai sgraditi. «Nel locale è vietato fumare» rintocca rigida la barista. Rossi allarga un sorriso maliardo, un po’ spaccone. Rossi non ne vuole sapere. La barista non fa sconti, per nessuno, neanche per l’ex portiere di Milan e Cesena. Ma Seba — avvinto da qualche cuba libre di troppo — non indietreggia. Reagiosce, malissimo. Un carabiniere in borghese, fuori servizio, sbuca dalla folla. «C’è qualche problema?». Rossi, spronato dal contesto perverso, sgancia un pugno in faccia al militare (8 giorni di prognosi). Stavolta finisce in fuorigioco, Rossi. Il carabiniere è cintura nera di arti marziali. E con due mosse stende i 198 centimetri dell’ex campione sul pavimento del Mascherpa. «Devo salutare il giudice?» chiede a fine udienza. Poi Rossi incrocia il carabiniere che l’ha messo ko. Stretta di mano, sorrisi reciproci. «Piacere di averti conosciuto» dice Seba all’ex rivale. Alla fine saluta tutti, come quando usciva da San Siro.