Cesena, 2 giugno 2012 - Senatore, cosa rappresenta il giorno di oggi per lei?
La risposta di Lorenzo Cappelli, parlamentare in tre legislatore, sindaco di Sarsina in dodici mandati nel dopoguerra (primatista europeo), attualmente presidente del Mar (Movimento autonomista romagnolo) si attiene ai fatti.
«Il giorno del mio 90°compleanno: non faccia domande retoriche».

Come lo trascorrerà?
«Andrò al ristorante con mia moglie Nada».

Contento di compiere gli anni il giorno della festa della repubblica?
]«Un privilegio, da 66 anni, per un innammorato dell’Italia come me».

Di cosa si occupa?
«Niente di nuovo: politica, il mio alimento».

E nello specifico?
«Da presidente del Mar, di autonomia della Romagna. Noi nella Regione Romagna ci crediamo ancora come risposta a un bisogno politico di rappresentanza. Come romagnoli siamo poco rappresentati in consiglio regionale: da Bruxelles i finanziamenti arrivano ma è Bologna che divide e a noi sono sempre arrivate le briciole».

Il terremoto in Emilia.
«Una tragedia. Bisogna ricostruire subito».

Lei è ottimista per la Regione Romagna?
«Non so se la vedrò, ma sono certo che ce la faremo».

Sta nell’Udc, sentinella di Monti.
«Sentinella alle istituzioni. Questo governo sta salvando l’Italia dal baratro».

È vero che Casini si è raccomandato a lei per radicare l’Udc in Romagna?
«Mi ha chiesto due anni fa di prodigarmi per formare il comitato romagnolo del partito. Glielo dovevo, lui ha fatto il galoppino per me».

Prego?
"Pier nel 1976 era un ragazzino quando corsi la prima volta alla Camera nel collegione di Forlì, Ferrara e Bologna. Si dette da fare, mi portò acqua. Presi 26mila preferenze. Anche Montanelli fece il mio nome come politico della Dc da votare, pur turandosi il naso come diceva lui».

Sindaco Cappelli, le manca la sua Sarsina?
«Come potrebbe non mancarmi: le ho dato 50 anni».

Le manca anche la Dc?
«Tanto».

Cosa pensa dei grillini?
«Che non avranno più ragione di essere né spazi da ricoprire quando i partiti si riapproprieranno del ruolo da cui hanno abdicato».

Usciremo dalla crisi?
«Nel 1946 facevo politica tra le macerie quando aspettavamo i viveri dagli Americani. Chi ha sofferto la fame non può avere paura di non farcela».

Andrea Alessandrini