Cesena, 21 marzo 2013 - La vera "piadina romagnola" è quella preparata fresca nei chioschi manualmente.  Un prodotto che non si può paragonare in nessuna maniera a quello industriale, conservato nei sacchetti di plastica per la vendita nei supermercati.
E’ questo il punto fermo del no di Slow Food Emilia-Romagna e della Confesercenti di Cesena, Ravenna e Forli’ al tentativo di ottenere il riconoscimento di marchio Igp per la piadina industriale.
 

Per questi motivi verranno inviate ulteriori osservazioni alla Commissione Europea in merito alla proposta del disciplinare sul marchio Igp per fermare l’iter. ‘’Riteniamo - dicono gli oppositori all’Igp - che non sia corretto, poiché viola lo spirito dello stesso regolamento 1151/2012, invocare la protezione dell’indicazione geografica per un prodotto che non e’ quello legato al territorio. Questo comporta la radicale contestazione del trattamento che accomuna la piadina, prodotto casalingo o artigianale, comunque destinato al consumo fresco, e il prodotto che richiede caratteristiche di produzione industriale, prive di qualsivoglia legame con il territorio, ad eccezione della sede dello stabilimento produttivo, atteso anche il fatto che nessuno degli ingredienti e’ previsto come obbligatoriamente proveniente dal territorio’’.