Cesena, 24 ottobre 2013 - PER ANNI (dal 2003 al 2009) avrebbe scroccato pranzi, cene, camere d’albergo, bevande, lettini in spiaggia e pezzi di ricambi per auto sfruttando l’immagine della sua divisa da carabiniere, alla quale aggiungeva un atteggiamento autoritario e il grado di maresciallo o comandante anche se in realtà era solo un appuntato. Questo è il capo d’imputazione (tecnicamente le accuse sono corruzione continuata, abuso d’ufficio e usurpazione di titoli) che la Procura della Repubblica di Forlì ha caricato sulle spalle di Paolo Mazza, 49 anni, abitante a Santarcangelo, all’epoca dei fatti in servizio a Cesenatico e poi trasferito a Rimini dove presta servizio tuttora.
 

A far emergere questa poco edificante vicenda furono gli stessi colleghi di Mazza che, indagando su un caso di caporalato nel settore agricolo e alberghiero, scoprirono il comportamento non certo ortodosso dell’appuntato che si era praticamente installato all’hotel Stella Maris di Villamarina di Cesenatico diventando amico della famiglia Borioni che lo gestisce e sfruttando la cucina, le camere e i servizi di spiaggia per sé e alcuni colleghi, pagando solo quando era in compagnia della moglie nonostante le ripetute richieste di saldare i conti. Comportamento analogo all’automolizione Zoffoli di Gambettola, dove si presentava frequentemente per smontare da auto incidentate pezzi di ricambio che prelevava senza pagare, fino a quando gli fu proibito l’accesso.
 

Questi episodi (insieme ad altri meno rilevanti) sono stati rievocati dai testimoni ieri in Tribunale a Forlì davanti al collegio presieduto dal giudice Giovanni Trerè, al pubblico ministero Michela Guidi e all’imputato assistito dall’avvocato Luca Greco di Rimini. A essere ascoltati per ultimi, nel pomeriggio inoltrato, dopo oltre sette ore di attesa, sono stati cinque carabinieri: il maresciallo che fece le indagini e alcuni colleghi che andavano in pattuglia con l’imputato. Il processo è stato rinviato al 18 dicembre per l’interrogatorio degli ultimi testimoni e dell’imputato, la requisitoria del pubblico ministero, l’arringa dell’avvocato difensore e la sentenza.
 

Paolo Morelli